La pulce nell’orecchio/Inter-Atalanta 2-0. Un buon secondo tempo. Ma non basta

Foto: Osvaldo, l’ex di turno, il castigatore

Inter batte Atalanta 2-0. Gara ricca di conclusioni, ma non in seguito a frequenti capovolgimenti di fronte bensì in gran maggioranza da parte di un’Inter ottima. I numeri nudi e crudi non si limitano al punteggio perché nel conto bisogna mettere pure due pali, dì Vidic e di Palacio, un rigore dello stesso Palacio parato da Sportiello, e almeno un paio di nitide occasioni. Tutta roba prodotta dai padroni di casa. L’Atalanta ha opposto due o tre tiri, nella ripresa. Bergamaschi sopraffatti? Un po’, sì, nonostante il buon lavoro sulle fasce con un Dramé dalla corsa e dall’attitudine al cross impressionanti. Bei cross tesi, intendiamoci, non molli traversoni dalla tre quarti.

Ma la bravura dell’africano non toglie che il risultato sia da considerarsi esatto. Il primo tempo, al di là di un discreto avvio degli ospiti, è stato sostanzialmente dominato dall’Inter, che anzi ha impiegato più del lecito ad andare il vantaggio (con Osvaldo al 40′). Ma c’era già stato il rigore, un palo eccetera. Insomma la squadra di Colantuono – che ha attuato un consistente turn-over lasciando in panchina anche Denis – era arrivata all’intervallo con un solo gol al passivo diciamo pure abbastanza fortunatamente.

Perché? Schieramento troppo basso. Sicché un sacco di punizioni in zona pericolosa e prima o poi il patatrac era garantito. Con Moralez teoricamente alle spalle di Bianchi ma in realtà in moto perpetuo al vano inseguimento dei vari Kovavic, Guarin eccetera, in campo restava, come l’anno scorso, un solo attaccante abbandonato a se stesso. Zero ripartenze e buonanotte. Il penalty una mischia su calcio piazzato, protagonista Benalouane impegnato in un corpo a corpo. Normale disavventura, giocando così.

Nel secondo tempo, la musica è parzialmente cambiata, con Boakye per Moralez e Papu Gomez per un D’Alessandro apparso stanco. Denis è invece entrato nel finale. A metà ripresa, l’Atalanta è riuscita a schiacciare l’Inter nella propria metà campo, con Zappacosta molto attivo e Cigarini maestro d’orchestra. Gomez s’è fatto notare per alcune iniziative e la sua mezza prestazione promettente va archiviata fra le non molte note positive della serata. Stringi stringi, non c’è stato niente da fare. Comunque con questa Inter, che sembra aver trovato in Kovacic il suo trascinatore e in Osvaldo l’uomo determinante (gol e punizione per il raddoppio all’epilogo di Hernanes) ben poche squadre avrebbero salvato la pelle.