Papa Francesco: «Gesù condanna la spiritualità della cosmetica. Non basta recitare il Credo»

La nostra è una «vita cristiana di cosmetica, di apparenza o è una vita cristiana con la fede operosa nella carità?». A porre la domanda è stato il Papa, al termine dell’omelia della Messa celebrata oggi a Santa Marta, in cui ha spiegato che la fede «non è soltanto recitare il Credo», ma chiede di staccarsi da avidità e cupidigia per saper donare agli altri, specie se poveri. Partendo dal Vangelo del giorno – quello del fariseo che si stupisce del Maestro che non compie le abluzioni prescritte prima di mangiare – Papa Francesco ha fatto notare che «Gesù condanna questa spiritualità della cosmetica, apparire buoni, belli, ma la verità di dentro è un’altra cosa! Gesù condanna le persone di buone maniere ma di cattive abitudini, quelle abitudini che non si vedono ma si fanno di nascosto. Ma l’apparenza è giusta: questa gente alla quale piaceva passeggiare nelle piazze, farsi vedere pregando, ‘truccarsi’ con un po’ di debolezza quando digiunava… Perché il Signore è così? Vedete che sono due gli aggettivi che usa qui, ma collegati: avidità e cattiveria». «Quello che vale è la fede – ha spiegato Papa Francesco -: quella fede che si rende operosa per mezzo della carità». La fede «non è soltanto recitare il Credo: tutti noi crediamo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, nella vita eterna». Ma questa, ha ammonito il Papa, «è una fede immobile, non operosa. Quello che vale in Cristo Gesù è l’operosità che viene dalla fede o meglio la fede che si rende operosa nella carità, cioè torna all’elemosina. Elemosina nel senso più ampio della parola: staccarsi dalla dittatura del denaro, dall’idolatria dei soldi. Ogni cupidigia ci allontana da Gesù Cristo». Papa Francesco ha poi rievocato un episodio della vita di padre Arrupe, preposito generale dei Gesuiti dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. Un giorno, una ricca signora lo invita in un luogo per donargli del denaro per le missioni in Giappone, per le quali padre Arrupe stava impegnandosi. La consegna della busta avviene praticamente sulla porta e davanti a giornalisti e fotografi. Padre Arrupe raccontò di aver patito «una grande umiliazione», ma di aver accettato il denaro «per i poveri del Giappone». Quando l’aprì, c’erano dieci dollari. «Gesù ci consiglia questo – il commento del Papa -. Non suonare la tromba». Il secondo consiglio: «Non dare soltanto quello che avanza». Gesù, ha concluso Francesco, «ci parla di quella vecchietta che ha dato tutto quello che aveva per vivere. E loda quella donna per aver fatto questo. E lo ha fatto un po’ di nascosto, forse perché si vergognava di non poter dare di più».