La pulce nell’orecchio/Atalanta – Palermo 3-3. Giocato una mezz’ora. Per il resto: da mettersi le mani nei capelli

Foto: German Denis, autore di una doppietta

Atalanta e Palermo 3-3 (1-3). Partita incommentabile. Nel senso che s’è visto tutto e il contrario di tutto. Quindi, in realtà, nulla da prendere in seria considerazione. Come un film, col regista che sapientemente alterna colpi di scena e situazioni rocambolesche avendo già in mente il lieto fine. Cioè un bel pareggio, con tanti gol e perciò apparentemente spettacolare. Tanto domani c’è il mercato, dopodiché si ricomincia da capo.

L’Atalanta scende in campo con una mollezza da basso impero. Nerazzurri sempre in ritardo. Sicché il Palermo segna due gol senza colpo ferire, fra colossali errori individuali e di squadra dei padroni di casa, che, proprio per via del fattore campo e delle recenti polemiche sul comportamento del pubblico, dovrebbero essere particolarmente attenti. L’arbitro Orsato riapre le ostilità inventandosi di sana piana un rigore per l’Atalanta, che Denis, figliol prodigo, realizza. Ma l’Atalanta di tornare a galla proprio non vuol saperne e anzi nuovamente s’inabissa allo scadere del primo tempo con un’altra frittata in difesa.

Dopo l’intervallo, entra Bianchi per Boakye. Tutto come prima per 10 minuti, poi i nerazzurri, da camomillati che erano, si trasformano in schizofrenici e chiudono nella loro area i siciliani, che fino ad allora tutto erano stati meno che difensivi. E meno male. La loro retroguardia è una banda del buco. Comincia il portiere Sorrentino a regalare il classico confetto a Moralez, su palla centrata da Dramé. Gol. Bianchi, liberissimo, sbaglia di testa da pochi passi. Cigarini prende il palo. Ed infine Denis pareggia in seguito al “liscio” del centrale rosanero. Insomma l’Atalanta ha giocato circa mezz’ora, il resto da mani nei capelli. Tentar di capire perché – ammesso e non concesso che una spiegazione esista – è compito dello psicologo. Il pubblico è giustamente rimasto perplesso. Alla fine né applausi né fischi.

Una sola osservazione merita d’essere sottolineata. Denis, additato da una parte della critica il colpevole principale delle difficoltà nerazzurre, tutto è parso meno che un giocatore in crisi. Al di là della doppietta, l’argentino ha corso senza un attimo di pausa risultando fra i pochi giudicabili. Quasi tutti gli altri, invece, hanno offerto una prestazione contraddittoria. Ora, appunto, sotto con la compravendita. I casi sono due. O si fa la rivoluzione. E allora si sconfessa il mercato della scorsa estate. O, a grandi linee, la squadra è solo completata in seguito agli infortuni e alla perdita di Dramé, prossimamente impegnato in Coppa d’Africa. In quest’ultima eventualità, chi ha sbagliato, se la squadra fatica tanto?