Papa Francesco ai nonni: «Non tirate i remi in barca. Abbiamo bisogno di anziani che pregano»

«Noi abbiamo bisogno di anziani che pregano»; «come vorrei una Chiesa che sfida la cultura dello scarto con la gioia traboccante di un nuovo abbraccio tra i giovani e gli anziani!»: è l’auspicio di Papa Francesco, che oggi durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, con oltre 12.000 partecipanti, ha continuato la sua riflessione sui nonni, considerando il valore e l’importanza del loro ruolo nella famiglia.
«Lo faccio immedesimandomi in queste persone, perché anch’io appartengo a questa fascia di età», ha detto, aggiungendo a braccio che durante il recente viaggio nelle Filippine lo salutavano chiamandolo «lolo Kiko», «nonno Francesco». Una prima cosa è importante sottolineare: è vero che la società tende a scartarci, ma di certo non il Signore. Lui ci chiama a seguirlo in ogni età della vita, e anche l’anzianità contiene una grazia e una missione, una vera vocazione del Signore. «Non è ancora il momento di ‘tirare i remi in barca’ – ha sottolineato -. Questo periodo della vita è diverso dai precedenti, non c’è dubbio; dobbiamo anche un po’ ‘inventarcelo’, perché le nostre società non sono pronte, spiritualmente e moralmente, a dare ad esso il suo pieno valore. Una volta, in effetti, non era così normale avere tempo a disposizione; oggi lo è molto di più. E anche la spiritualità cristiana è stata colta un po’ di sorpresa, e si tratta di delineare una spiritualità delle persone anziane».
Il Papa ha ricordato la «Giornata per gli anziani» celebrata in Piazza San Pietro lo scorso anno. Parlando a braccio ha raccontato di aver incontrato coppie che celebravano il 50° o il 60° di matrimonio: «Io gli dico: fatelo vedere ai giovani, che si stancano presto, la testimonianza degli anziani nella fedeltà». Poi ha citato l’episodio del Vangelo del “vecchio” Simeone e della “profetessa” Anna, di 84 anni, che «aspettavano la venuta di Dio ogni giorno, con grande fedeltà, da lunghi anni». Quando Maria e Giuseppe giunsero al tempio «essi riconobbero il Bambino, e scoprirono una nuova forza, per un nuovo compito»: «Cari nonni, cari anziani, mettiamoci nella scia di questi vecchi straordinari! Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio. È un grande dono per la Chiesa, la preghiera dei nonni e degli anziani! Una grande iniezione di saggezza anche per l’intera società umana: soprattutto per quella che è troppo indaffarata, troppo presa, troppo distratta». A questo proposito Papa Francesco ha invitato a guardare a Benedetto XVI, «che ha scelto di passare nella preghiera e nell’ascolto di Dio l’ultimo tratto della sua vita!». E poi, citando un credente del secolo scorso, di tradizione ortodossa, Olivier Clément: «Una civiltà dove non si prega più è una civiltà dove la vecchiaia non ha più senso. E questo è terrificante, noi abbiamo bisogno prima di tutto di anziani che pregano, perché la vecchiaia ci è data per questo».
Come anziani, ha proseguito, «noi possiamo ringraziare il Signore per i benefici ricevuti, e riempire il vuoto dell’ingratitudine che lo circonda. Possiamo intercedere per le attese delle nuove generazioni e dare dignità alla memoria e ai sacrifici di quelle passate. Noi possiamo ricordare ai giovani ambiziosi che una vita senza amore è arida. Possiamo dire ai giovani paurosi che l’angoscia del futuro può essere vinta. Possiamo insegnare ai giovani troppo innamorati di sé stessi che c’è più gioia nel dare che nel ricevere».
«I nonni e le nonne – ha sottolineato – formano la ‘corale’ permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita». «La preghiera – ha precisato -, purifica incessantemente il cuore. La lode e la supplica a Dio prevengono l’indurimento del cuore nel risentimento e nell’egoismo». «Com’è brutto il cinismo di un anziano che ha perso il senso della sua testimonianza, disprezza i giovani e non comunica una sapienza di vita! Invece com’è bello l’incoraggiamento che l’anziano riesce a trasmettere al giovane in cerca del senso della fede e della vita!». «Le parole che la mia nonna mi consegnò per iscritto il giorno della mia ordinazione sacerdotale, le porto ancora con me, sempre nel breviario», ha concluso.