Pasqua: saper andare oltre le ferite

Immagine: Incredulità di Tommaso, di Caravaggio (particolare), Bildergalerie, Potsdam

L’annuncio della pasqua è sconvolgente. L’uomo di Nazaret era morto, ora è tornato in vita, non muore più. Gli uomini che si affidano a lui possono sperare di vincere la morte, di avere una vita che non finisce… Insomma, un annuncio che butta per aria tutto o, se si preferisce, che ridà fondamento a tutto quello che era stato buttato per aria. Con una convinzione come quella nel cuore e nella testa non si può più guardare allo stesso modo quello che avviene attorno a noi, a quello che è avvenuto, a quello che avverrà.

L’ANNUNCIO  GRANDIOSO E LA DIFFICOLTÀ AD ACCETTARLO

Solo che la grandiosità dell’annuncio è pari alla difficoltà ad accettarlo. Se un annuncio di fede parla di Dio, tenuto a rigorosa distanza, non fa molto problema, per il semplice motivo che un Dio siffatto può turbare qualcosa dell’uomo solo se questi glielo permette. Nel messaggio cristiano invece è stato Dio a lasciarsi toccare e turbare dall’uomo. Non è più soltanto un Dio lontano che l’uomo può decidere di avvicinare, ma è un Dio vicino che l’uomo può rifiutare, con un faccia a faccia diretto. Nell’uomo di Nazaret io posso o accettare o rifiutare Dio.

IL RISORTO SI FA TOCCARE LE FERITE PER DIMOSTRARE CHE È VIVO

Nella pasqua quella vicinanza esplode. Nei racconti dei vangelo impressiona, tra gli altri, il racconto del vangelo di Giovanni, al capitolo 20. Gesù appare ai suoi e per farsi vedere come vivo mostra loro le mani trafitte dai chiodi e il fianco trapassato dalla lancia del soldato. Gesù mostra di essere vivo esibendo i segni della morte. La vita nuova alla quale è approdato è dimostrata dalla morte attraverso la quale è passato. Morte e vittoria sulla morte si trovano a distanza ravvicinatissima.

LA PASQUA E LE SUE INNUMEREVOLI NEGAZIONI

Questa intuizione del vangelo mi pare stimolante per capire che cosa vuol dire parlare di pasqua oggi. Perché, in effetti, l’obiezione solita ritorna. Che senso ha parlare di risurrezione e di nuova vita quando è diventato così difficile preservare quel poco di vita che ci è rimasto? Si può parlare di pasqua di fronte ai macellai dell’Isis, agli attentatori di Tunisi, alle vittime del disastro aereo della Provenza, ai tanti dolori che ci accerchiano più o meno da vicino? Sembra retorica mettere in fila tutte queste tragedie, piccole e grandi, vicine e lontane.  Sembra, ma sembra soltanto. Perché quelle tragedie ci sono. Magari fossero solo retorica.

PER VEDERE OLTRE

Lo spirito della pasqua, mi sembra, consiste non nel negare quello che si vede, ma nel non fermarvisi. Tommaso viene a saper che oltre la ferita del fianco del Signore continua a pulsare il cuore del vivente che non muore più. Essere cristiani oggi vuol dire testimoniare che questo passaggio è possibile. Si capisce che siano più i dubbi che le certezze. Quello che si vede spesso fa da schermo a quello che non si vede.

Il cristiano vive così, continuamente, tra l’entusiasmo di chi è riuscito ad andare oltre e la delusione di chi invece non ce l’ha fatta. Avviene, anzi, che, talvolta, quell’entusiasmo e quella delusione convivono nel cuore stesso del credente e lui stesso è diventato il campo aperto dello scontro.

Buona pasqua a chi sa vedere quello che non si vede. Buona pasqua a chi è toccato dal dubbio che si possa vedere. Buona pasqua anche a chi non sa vedere con l’augurio che possa trovare qualche motivo di gioia nella gioia di chi ha saputo vedere.