322 cristiani uccisi ogni mese. Il martirio torna drammaticamente attuale

Foto: il dolore dei familiari degli studenti trucidati a Garissa

Cara suor Chiara, 322 cristiani al mese uccisi per la loro fede. Come mai, secondo te, il martirio è tornato così drammaticamente attuale? Andrea 

L’interrogativo che poni, caro Andrea, è estre mamente serio: “Come è possibile che ancora oggi non cessi la violenza nei confronti dei cristiani? Perché ancora queste sofferenze ingiuste e disumane? Perché il martirio è tornato drammaticamente attuale?”. Le immagini e le notizie che quotidianamente giungono ci fanno prendere consapevolezza della gravità di questi atti di violenza, suscitando in tutti tanti interrogativi. Per la verità la testimonianza del sangue è sempre stata attuale in ogni epoca storica, anche se è l’ultimo nostro secolo a registrare i numeri più elevati di coloro che sono stati uccisi a causa della loro fede in Cristo.

GESÙ È IL MARTIRE PER ECCELLENZA

Le cause sociologiche e politiche che determinano le persecuzioni possono essere molte; occorre, tuttavia, evidenziare che l’offerta totale e cruenta della propria vita rimarrà sempre attuale, poiché costituisce il cuore dell’evento pasquale, la verità stessa della Pasqua e, come tale, è parte costituzionale della nostra fede: Gesù è il martire per eccellenza, colui che ha reso testimonianza, sino alla fine, all’amore del Padre per ogni uomo.
Da sempre l’annuncio del vangelo, là dove giunge, scatena forze avverse. Il cristiano che vuole testimoniare e vivere con coerenza la propria fede, è chiamato, allora, come il Suo Signore e Maestro, ad affrontare il male che, attraverso persecuzioni e ingiustizie di ogni genere, lo vuole abbattere. Egli è scomodo al mondo, perciò è fatto oggetto di scherno e di oltraggi.

LA STRAORDINARIA FECONDITÀ DEL MARTIRIO

La morte a causa di Cristo ha sempre caratterizzato il cammino della Chiesa. Paradossalmente, essa è indice della freschezza del vangelo capace, ancora, di far ardere il cuore degli uomini e delle donne, rendendoli saldi nella fede e nella speranza. Sin dalle origini del cristianesimo il sangue dei testimoni della fede ha bagnato e fecondato la chiesa primitiva, concedendole fecondità e vitalità simile a quella del granello di senapa e del chicco di grano: i santi padri dicevano che il loro sangue è seme di nuovi cristiani. Il dono della propria vita è la grazia più grande che un discepolo di Cristo può ricevere, della quale non può mai ritenersi degno e, insieme, la più eloquente testimonianza di amore che una persona può dare; “martire”, infatti, significa testimone. Il credente che perde la propria vita a causa di Cristo, gli rende la più autentica testimonianza, lo annuncia vivo nella storia, lo riconosce pubblicamente come il suo Dio, come Colui che vale più della sua stessa vita, divenendo, contro ogni logica umana, generatore di nuovi figli alla Chiesa.

STEFANO E L’INTERMINABILE SCHIERA DI TUTTI GLI ALTRI

Come non ricordare, a questo proposito, l’uccisione del diacono Stefano che generò alla Chiesa san Paolo, il più grande apostolo delle genti; come non menzionare il sacrificio della vita dei primi frati francescani in Marocco che trasformò il canonico Fernando nel grande sant’Antonio di Padova, evangelizzatore delle masse e difensore dei poveri?
Il martirio è parte della nostra vocazione battesimale, non un incidente di percorso; il martire non è un “super uomo” che affronta con spavalderia anche la morte; al contrario egli è profondamente cosciente della propria debolezza, ma affronta ogni cosa con l’audacia del povero, affidandosi a Dio che lo sosterrà, sempre.
Anche noi, discepoli di tutti i tempi e di ogni cultura, siamo chiamati, in forza del nostro battesimo, a ricalcare le orme del nostro Maestro sino al dono della nostra vita, a partire dal compimento puntuale del nostro dovere quotidiano, per giungere a scelte più difficili e compromettenti. Affetti come siamo da un diffuso e accomodante quietismo che ci rende fiacchi e incoerenti, la testimonianza eroica di tanti cristiani che, a causa del nome del Signore, si vedono, privanti, oltre che dei diritti fondamentali di ogni uomo, anche del dono della vita, ci scuote. Ma non lasciamoli soli, sosteniamoli con la preghiera e con la nostra piccola offerta quotidiana; eleviamo a Dio, “con forti grida e lacrime”, le nostre suppliche, affinché con la sua graziali sostenga e li consoli. Chiediamo la loro intercessione, affinché anche noi possiamo convertirci all’amore del Signore e vivere più autenticamene il nostro battesimo, anche quando ci chiederà una testimonianza più impegnativa e sofferta, segnata, forse, dalle lacrime e dal sangue.

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