Immigrati. Le guerre di Celana e di Roncobello

Si scopre l’acqua calda se si dice che l’emergenza immigrati è grave. Non ci sono più argini alle ondate di disperati che arrivano sulle rive della Sicilia. E soprattutto non si hanno strumenti per intervenire. Per questo perfino la bella addormentata Europa sembra essersene accorta e, anche se non sono successi miracoli, nel consiglio dell’eurogruppo del 23 aprile scorso, hanno deciso, almeno, di spendere un po’ più di soldi e di mandare qualche altra nave per la far fronte alla straordinaria emergenza.

Solo che l’emergenza del Canale di Sicilia con le sue migliaia di poveracci è diventata anche l’emergenza di Roncobello e di Celana. A Roncobello hanno danneggiato bagni e quadri elettrici della casa destinata ad accogliere gli immigrati. La Lega ha bloccato la strada e anche dopo che il blocco si sciolto il segretario della Lega della Val Brembana ha proclamato solennemente che “non si molla” (il che, ai meno giovani di noi, ha suscitato lo sgradevole ricordo del “boia chi molla” del movimento fascista di Ciccio Franco, a Catanzaro, anni ’70). Anche a Celana, grandi manifestazioni contro l’arrivo di 24 profughi, ospitati nel collegio, per alcuni mesi.

SI PERDE IL SENSO DELLA MISURA. I SINDACI AGITAPOPOLI

Due semplici osservazioni. Si ha l’impressione che la gente ha perso il senso della misura. Gli extracomunitari sono tutti potenziali delinquenti. Tutte le magagne che ci sono si dimenticano e ci si concentra, maniacalmente, sull’arrivo di una ventina di immigrati. Da qui manifestazioni, contestazioni, blocchi stradali. La cosa grave è che a capo di queste manifestazioni ci sono degli amministratori, dei sindaci. Quelli che una tradizione neanche troppo vecchia vede come i saggi che “moderano” la vita della comunità, sono diventati i capi degli esagitati. Invece di aiutare le comunità a vivere in pace, fanno di tutto per farla vivere in guerra. Invece di porre condizioni, di vegliare, di rassicurare, dicono “no” prima e a prescindere. Non importa che si governi in maniera irragionevole un comune, basta fare in modo di prendere voti.

UN PARROCO: DOVE SONO FINITE LE RADICI CRISTIANE?

Una seconda osservazione. Cediamo la parola a un amico parroco, che ci scrive: “Al dire comune, i clandestini sono tutti delinquenti e pericolosi, ‘puzzano di malavita’ e qui non ci devono stare! Che terribile impressione: non ci si “commuove” (forse questa è ormai una parola fuori vocabolario) neanche di fronte alle mamme con il pancione e con i loro bambini aggrappati ai barconi della disperazione… Dove è finito il Vangelo e il cristianesimo nelle nostre comunità? Si parla spesso di ‘radici cristiane’, ma è vero questo? Dove sono finite? Un Signore, di fronte a questo incredibile scenario di rigetto e di rifiuto, mi ha confidato: ‘Che cosa avete fatto voi preti fino ad oggi? Che cristiani avete preparato?’”.

Non c’è altro da aggiungere. Purtroppo.