A mio figlio piacciono molto le ragazze. Troppo

Ho letto con interesse la tua risposta al papà di un ragazzo omosessuale. E mi è venuta voglia di chiederti a mia volta un parere non specialistico, ma di sapienza evangelica, circa l’atteggiamento da tenere verso mio figlio. Al quale piacciono moltissimo le ragazze. Troppo. E’ un vulcano in piena. E ho la netta sensazione che il corpo e i desideri stiano correndo, mentre la testa fatica a star dietro. Anch’io sono preoccupato e non meno del papà della settimana scorsa. Renzo

Caro Renzo, cerco di offrirti alcuni spunti di riflessione in merito alla tua richiesta, nella consapevolezza di essere la persona meno adatta.

TUTTO È LECITO, TUTTO È SPETTACOLO. IL PUDORE È MORTO

Conosci meglio di me il clima culturale e sociale nel quale viviamo, le stimolazioni alle quali sono continuamente sottoposti i giovani di oggi. La diffusione capillare di televisione e l’invadenza dei mezzi di comunicazione ci mostrano la quotidiana operazione di espropriazione del privato e dell’intimo che vengono riversati all’esterno. Tutto è lecito e tutto è spettacolo. I sentimenti, i problemi di ogni genere, i drammi personali e sociali sono esposti alla mercé di tutti. Pubblicizzando l’intimità, si toglie alle persone la loro dimensione di discrezione, di pudore. La scomparsa del pudore, una parola rimossa che non va più di moda, esprime la caduta del senso, di un mistero da custodire e proteggere, di una soglia da non varcare, di un silenzio più importante di tante parole, di un corpo da rispettare e contemplare, di sentimenti da ascoltare ed educare: si vive in balia dei propri istinti, del sentire che si adduce come unica verità del proprio essere e principio del proprio agire.

I GENITORI DEVONO “ESSERCI”

Certamente il problema è complesso e coinvolge a vari livelli il mondo degli adulti, ma non si può tacere l’urgenza di una riappropriazione del ruolo educativo della famiglia, della sua responsabilità troppe volte delegate ad altre agenzie educative quali la scuola o gli oratori. Comprendo la fatica a capire i figli, le difficoltà e gli sforzi per avvicinarli, la sofferenza nell’accettarli nella loro originalità e libertà. Occorre perseverare nell’ “esserci” dei genitori: essere presenti nella vita dei figli con modalità di vicinanza e distanza da armonizzare in un equilibrio non facile; essere presenti nei diversi passaggi della loro crescita con discrezione, ma anche con autorevolezza, utilizzando l’arte delicata e fondamentale del dialogo, della comunicazione dei sentimenti e degli affetti, delle gioie e delle sofferenze, dei sogni e delle delusioni. Divenire attenti ascoltatori e osservatori dei propri figli per accompagnarli sapientemente nel cammino della vita alla realizzazione della propria vocazione all’Amore, recuperando una disciplina interiore che educa attraverso dei “si” e dei “no”, proponendo valori e un senso esistenziale che motivino l’agire, l’amare, il pensare e formino coscienze adulte e credenti. Per i genitori educare è un dovere essenziale perché connesso alla trasmissione della vita. È certamente un’ arte difficile e impegnativa, soggetta a inadeguatezza, solitudine e impotenza.

ANCHE GLI ADULTI DEVONO EDUCARSI

Occorre ritrovare la virtù della fortezza nell’assumere e sostenere decisioni importanti per i figli, sottraendo tempo a ciò che non è necessario, alla eccessiva preoccupazione di soddisfare un tenore di vita che propini loro cose e non “presenza”, affetto, qualità della vita che si trasmette anche attraverso un’educare alla riflessione, all’interiorizzazione, per offrire percorsi che favoriscano la conoscenza di sé, dei propri doni, e delle proprie fragilità, degli istinti e degli affetti per imparare a gestirli con maturità. Ma, forse, questo pellegrinaggio di riappropriazione di sé e del senso del vivere lo devono intraprendere con coraggio anche i genitori, gli adulti, troppo spesso vittime di dispersione e dissipazione, per divenire testimoni autentici di una vita buona e bella, in cui risplenda l’amore autentico che risponde alla logica evangelica del dono di sé senza riserve, interrompendo quei modelli familiari proposti dalla cultura odierna e dai mezzi di comunicazione. Certamente urge anche il sostegno della comunità cristiana che vi accompagni e vi sostenga nell’assumere la genitorialità con sapienza e responsabilità, vi offra la possibilità di un confronto con altri e vi doni anche degli strumenti per vivere la vostra vocazione di generare alla vita e di formare gli adulti e i credenti di domani. La sfida è grande, ma vale la pena accoglierla in quell’impegno quotidiano di relazioni autentiche dentro la propria famiglia, con i figli, per dare vita a processi di cambiamento che umanizzino la vita.

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