Il 25 aprile, la Resistenza e la Liberazione alla luce della Parola di Dio

COINCIDENZA DI DATE

Per un caso non voluto, la festa di S.Marco, fissata da secoli nel messale romano al 25 aprile, e quella della Festa italiana della Liberazione coincidono nella stessa data. In Italia ci sono luoghi dove il fumo dell’incenso riesce così fastidioso da costringere tutti a una completa laicità della ricorrenza patriottica. Ma a Belsito i laicisti son quasi sconosciuti, per cui l’ANPI locale, senza alcun problema, riconosce alla Resistenza la sua forte ispirazione cristiana e ogni anno chiede che al centro della Festa ci sia la celebrazione della Messa, che è appunto quella del giorno di S. Marco.

CREDENTI NELLA RESISTENZA

La prima volta che il parroco di Belsito s’è trovato a dover presiedere quella celebrazione, un po’ intimidito al pensiero di tutte le autorità civili, militari e scolastiche che sarebbero state presenti, mi ha chiamato per chiedermi come si poteva collegare la festa liturgica di S.Marco evangelista con il ricordo della Resistenza e della Liberazione.
Per cominciare gli ho chiesto se aveva un’idea della componente cattolica della Resistenza ed egli, con mia soddisfazione, mi ha risposto subito che sì e mi ha citato diversi nomi di eroi della resistenza di luminosa ispirazione cattolica. Ha cominciato con Teresio Olivelli (l’autore della famosa preghiera in cui i partigiani son chiamati “ribelli per amore”); poi ha parlato del carabiniere Salvo d’Acquisto. Sapeva che sia Teresio Olivelli che Salvo d’Acquisto sono i due resistenti italiani di cui è aperta la causa di beatificazione. (In Francia è già stato beatificato il sindacalista resistente Marcel Callo; in Olanda il carmelitano B. Tito Brandsma; in Germania il Gesuita B. Rupert Mayer; in Austria il laico B. Franz Jägerstätter; senza contare in Germania i cristianissimi ragazzi della Rosa Bianca e il pastore protestante Dietrich Bonhöffer ).
Basta, basta, gli dissi per tagliar corto. Ma egli, tutto preso dal discorso, interruppe l’elenco, ma mi invitò a controllare in Internet la voce “Santi e beati della resistenza”. E prima di fermarsi non mancò di ricordare che anche in Bergamasca i cattolici si son fatti onore con figure di resistenti di primissimo piano (Giorgio Paglia, Mario Zeduri, Vittorio Gasparini, Angelo Gotti, Betty Ambiveri, Don Achille Bolis, don Antonio Seghezzi…). Aveva letto, evidentemente, i due volumi di Giuseppe Belotti “I Cattolici di Bergamo nella Resistenza”, benché, di sicuro, questi libri non facciano parte purtroppo delle letture di storia locale raccomandate in Seminario.

FEDE E RESISTENZA NELLA MESSA DI S. MARCO IL 25 APRILE

Ma l’amico non cercava ulteriori informazioni sui cattolici nella Resistenza. Di quelle ne aveva a sufficienza. No, voleva semplicemente avere un’idea di come inquadrare religiosamente, alla luce della Parola di Dio, la Resistenza italiana e tutte le resistenze, in modo da mettere davanti a Dio e alla Chiesa non solo i sacrifici dei resistenti cattolici, ma anche di coloro che, perfino da una posizione atea, han fatto quello che Dio si attende dagli uomini in certi momenti della storia.
Semplicissimo, gli risposi. Bastava prendere la prima lettura della Messa di San Marco. Già all’inizio c’è un’affermazione perentoria di S. Pietro che basterebbe da sola: “Dio resiste ai superbi“. Da lì, senza la minima forzatura, si può ricavare che il primo resistente è Dio stesso e che i credenti in lui, che hanno cara la sua volontà, son chiamati a fare come lui, a resistere cioè alla prepotenza di quei padri eterni che come tali si credono in diritto di disporre degli altri cinicamente a totale loro piacimento.
Poco più avanti, S.Pietro, con l’immagine del diavolo (= il divisore, [dìvide et ìmpera]) delinea l’azione disgregatrice dei poteri negativi: “Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare“. Contro di lui l’apostolo fa una sola raccomandazione:”Resistetegli saldi nella fede“. Si noti che questo passo era assai citato da Pio XI quando parlava ai giovani negli anni delle varie dittature (massonica in Messico, fascista, nazista e comunista in Europa).
A chi s’impegnerà in questa lotta S. Pietro promette: “Dopo che avrete un poco sofferto, (il Signore) vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta“. Anche qui Pio XI
andava nello stesso senso. Concludendo la sua Enciclica contro il nazismo “Mit brennender Sorge” fa una profezia (nel 1937!): «Verrà un giorno in cui, invece di prematuri inni di trionfo dei nemici di Cristo, si eleverà al cielo, dai cuori e dalle labbra dei fedeli, il Te Deum della liberazione».
L’amico di Belsito, anche perciò sempre più amico, ha riconosciuto di avere trovato una volta in più che la Parola di Dio offre il senso religioso di tanti momenti forti della vita personale e della storia.
Insieme poi ci siamo trovati d’accordo nel pensare che questo senso religioso ha sicuramente ispirato e sostenuto tanti resistenti cattolici, ma anche tanta altra gente generosa e coraggiosa, che “libertà andava cercando ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”.
Nonostante ciò, però, a me e all’amico di Belsito s’impone una precisazione: siamo lontanissimi dal pensare che anche la resistenza più santa sia immune da peccato. Quindi, bando alle semplificazioni. Quale realtà umana non è intaccata dal peccato? Ma ciò non toglie che resistere ai superbi e lottare per la libertà è comunque “cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza”.

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