La Chiesa cambia. Deve cambiare

Foto: mons. Francesco Beschi, vescovo di Bergamo

CAMBIAMENTI FATICOSI E NECESSARI

Sono già cominciati nelle settimane scorse e continueranno nelle prossime i cambiamenti di preti nelle comunità cristiane della diocesi. Alcuni dei cambiamenti hanno già confermato delle costanti. I preti giovani sono sempre di meno e si procede, a spron battente, alla realizzazione delle “unità pastorali”: più parrocchie coordinate da una équipe di sacerdoti e laici. Il cambiamento è in atto, ma è faticoso. Le resistenze di oggi sono le conseguenze dirette e inevitabili della storia di ieri. La diocesi di Bergamo, infatti, è sempre stata abituata a un rapporto stretto con una figura di prete e fatica ad adattarsi alle novità.

CAMBIAMENTI IN PROFONDITÀ

Le stesse difficoltà, le molte difficoltà, stanno a indicare che il cambiamento non è solo di superficie. Al contrario. Si può tentare solo di enumerarne alcune facce del nuovo che avanza. Il prete non è più figura totale che tanto più è bravo quanto più sa fare bene tutto. I laici non sono più soltanto esecutori, ma assumono responsabilità. Le donne, in particolare: se fanno quasi tutto nelle nostre comunità cristiane, bisognerà anche riconoscere che non è logico che non decidano niente. La liturgia dovrebbe essere il punto di convergenza di tutta la vita della parrocchia: dunque liturgia viva e non un adempimento formale di un “precetto”. Per la liturgia ma soprattutto per le molte attività pastorali, la gente si deve abituare a muoversi: soprattutto le attività formative non potranno aver luogo tutte in tutte le comunità parrocchiali: di conseguenza il concetto rigorosamente territoriale della parrocchia si indebolisce. Bisognerà arrivare a drastiche riduzioni di messe: finora si è fatto di tutto perché le messe si adattassero alla gente; adesso potrebbe essere arrivato il contrario: la gente si adatta alla messa. Per il prete, in particolare, diventa necessario realizzare quel capovolgimento di ruolo reso celebre da un gioco di parole di Paolo VI: il prete non ha la sintesi dei carismi, ma il carisma della sintesi. O, in altra immagine: direttore d’orchestra e non solista. Anzi: a ben pensarci, perfino l’immagine del direttore d’orchestra che dirige comunque  tutto e dal quale tutto dipende, è probabilmente da rivedere.

SE NON CAMBIA TUTTA LA CHIESA NON CAMBIA NIENTE

Solo alcune delle tante “novità”. Ma sono già tante e di peso. Naturalmente se dovesse cambiare solamente lo scacchiere del personale di Chiesa e non cambiasse la Chiesa tutto rischierebbe di saltare. Anche da questo punto di vista appare evidente che i cambiamenti in atto non sono soltanto compito di vescovo e di curia, ma di tutta la Chiesa.

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