Matrimoni omosessuali. La Corte Suprema americana, l’opinione pubblica, la difficile identità cristiana

Foto: Alcuni membri della Corte Suprema degli Usa. La decisione sui matrimoni omosessuali è stata approvata con cinque voti a favore e quattro contrari.

Tutti contenti, o quasi tutti, negli USA: il “matrimonio tra persone dello stesso sesso è un ‘diritto’ e va dunque esteso a tutti i 50 Stati della Federazione”. Così la sintesi di quanto avvenuto, nei giorni scorsi, negli States. I vescovi americani hanno preso nettamente posizione contro (vedi a questo proposito l’articolo dell’agenzia giornalistica SIR. Per leggerlo clicca qui).

I GRANDI VALORI E LE PROSSIME ELEZIONI PRESIDENZIALI

Tra le tante possibili osservazioni ci permettiamo di proporne, sommessamente, un paio. L’opinione pubblica americana sembra virare verso il “sì”. E allora tutti, in quel mondo politico, virano per il “si”. I motivi sono certamente ideali. Ma non solo. Ce n’è uno che in questo momento sembra contare più di tutti gli altri: stanno arrivando le elezioni presidenziali e una presa di posizione contro i matrimoni omosessuali farebbe perdere molti voti. Per cui anche i repubblicani, tradizionalmente schierati contro i matrimoni omosessuali, sono adesso “divisi”. In effetti. Se fossero a favore, gli americani conservatori duri e puri li abbandonerebbero. Se fossero contro, i “nuovi” americani non li voterebbero. E quindi non solo i repubblicani sono divisi, ma devono esserlo, se vogliono vincere le elezioni. Con tanti saluti e ai valori e alle tradizioni.  Gli ingenui pensano che si debbano usare le elezioni per salvare i valori, i repubblicani americani usano i valori pere salvare le elezioni. “Come sono cambiati i tempi”, diceva mio nonno.

LA SCOMODA POSIZIONE DEL CREDENTE

Una seconda osservazione. Il documento dei vescovi americani dice: “Gesù Cristo, con grande amore, ha insegnato in modo inequivocabile che da sempre il matrimonio è l’unione di tutta una vita tra un uomo e una donna. Come vescovi cattolici, seguiamo il Signore e continueremo a insegnare e agire secondo questa verità”. Ecco, di nuovo, la situazione “esemplare”. Ciò che l’opinione pubblica dice non coincide necessariamente con ciò che deve dire il cristiano. Capita, e capiterà sempre di più, che per essere fedele ai dettami del vangelo, il credente deve dire dei “no” pesanti e, per lui, dolorosi e faticosi. Faticosi anche per un altro motivo. Il credente si trova diviso, infatti: deve dire “no”, ma deve comprendere chi dice “sì”, deve rispondere con la comprensione propria agli sberleffi altrui. “Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Quella frase così dura e così evangelica si presenta, con infinite varianti, a ogni tornata della storia.