Nota liturgica/Le messe estive della domenica, semideserte e un po’ tristi

Le messe domenicali dell’estate sono diverse. L’amico parroco di città si lamenta: le assemblee sono semideserte, qualche volta quasi deserte. La comunità è diventata un gruppo, spesso un gruppetto, le risposte al celebrante sono sommesse, quasi vergognose. Succede che chi si trova lì per partecipare alla messa, si trova di fatto in un’assemblea sensibilmente diversa dalla solita. È quasi come se avesse cambiato parrocchia.

UNA MESSA CHE È “MENO MESSA

Una messa così, conclude l’amico prete, “è meno messa”. E si spiega. Ci hanno insegnato che la messa è “segno”: è un sacramento, infatti. E quindi nel sacramento entrano come elementi fondanti il pane e il vino, anzitutto, ma, poi tutto quello che vi gira attorno e che fa parte, in un modo o nell’altro, di quel segno: soprattutto l’assemblea. Ora, un’assemblea che, per via dell’estate e delle assenze cambia volto, ma, soprattutto, si riduce e non partecipa, fa cambiare volto alla messa. C’è meno “segno” e quindi c’è meno messa. Ha ragione, l’amico parroco, di lamentarsi.

UNA PROPOSTA

Naturalmente, ogni guaio può diventare una chance. Dipende da come lo si vive. In effetti di messe poco frequentate ce ne sono già tante.  In particolare quelle striminzite messe quotidiane: quanto si dovrebbero discutere! Ma anche quelle della domenica: la messe delle sette non è quella delle undici. Forse si potrebbe pensare con un po’ di fantasia. Le messe poco frequentate sono celebrate e vissute allo stesso modo di quelle “piene”: tutto uguale meno i partecipanti. Ma non potrebbe essere invece questa l’occasione di fare una messa che si adatta, nei canti, nella messa, nella disposizione degli spazi? Vogliamo ipotizzare una scelta rivoluzionaria? Se ci sono poche persone in chiesa, perché non farle salire sul presbiterio, attorno all’altare. La messa allora non sarebbe solo una messa grande in piccolo, ma una messa diversa, vissuta nella sua diversa dignità.

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