Grecia: una crisi fatta di scadenze. Manca il tempo e mancano i progetti

Ancora cinque giorni, poi il fallimento. Pronto un piano che prevede aiuti umanitari in caso di esito negativo. Si tratta della  Grecia, ovviamente. Quante volte si è sentito parlare di scadenze per la crisi greca? La storia di quella crisi, infatti, potrebbe essere raccontata come una curiosa storia di scadenze continuamente fissate e continuamente disattese. Può darsi che sia così anche stavolta: che si arrivi alla scadenza, che si intraveda una qualche possibilità di accordo, che si proroghi, per l’ennesima volta, la scadenza improrogabile.

SIAMO TUTTI AGITATI

Tutta questa altalena ha dato qualche tocco inedito alla politica, a tutta la politica. Perché la crisi greca ha ribadito quello che si sapeva già molto bene: che una politica local è sempre global, in una forma o nell’altra. Per cui la crisi greca sta mettendo in crisi tutti. È vero che c’è tutta una scuola di pensiero che sostiene che l’eventuale fallimento della Grecia e la sua uscita dall’euro non dovrebbe provocare cataclismi. Ma, da questa parte della barricata e dal punto di vista dei semplici spettatori, ci si chiede se queste affermazioni sono vere o se sono soltanto strategiche, per non creare altre ansie oltre a quello che ci sono già. E inoltre, il fatto che si dica che bisogna stare calmi, è segno evidente che ci si è accorti, anche nelle alte sfere, che calmi non si è. È psicologia spicciola questa: quando uno è agitato e gli diciamo di stare calmo, in realtà gli diciamo che ci siamo accorti che è agitato, e questa evidenza agita ulteriormente l’agitato.

MANCA LA DIMENSIONE TEMPO

Le scadenze della crisi greca dicono un’altra verità, ovvia e importante: manca il tempo. Si deve decidere, infatti, proprio perché non c’è tempo. La politica, di conseguenza, diventa la risposta obbligata a una emergenza insostenibile. Il tempo che è possibilità di confronto, elaborazione di progetti, valutazioni di quello che è stato e di quello che sarà, tutto questo distendersi nel tempo, nella crisi greca, manca. Ma, come manca in Grecia, la dimensione tempo manca anche nella politica italiana, con la riforma della scuola, le scadenze per le riforme costituzionali… Tutto è un rincorrere e un rincorrersi. Su tutto una sensazione sconfortante: non siamo noi i padroni della storia ma è la storia a essere padrona di noi. I grandi progetti sono morti e tutto quello che si fa è rispondere a emergenze che non finiscono mai.

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