L’annuncio del Vangelo va fatto in leggerezza

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche (Vedi Vangelo di Marco 6, 7-13. Per leggere i testi liturgici di domenica 12 luglio, quindicesima del Tempo Ordinario, “B”, clicca qui)

“A DUE A DUE”

Gesù si è circondato da gente che gli va dietro. La cerchia più ristretta dei suoi collaboratori sono “i Dodici”. Forse i Dodici coincidono con gli “apostoli”, anche se, probabilmente,  questi erano una cerchia più vasta rispetto ai “Dodici”. L’autorevolezza di Gesù verso i dodici è totale. Gli altri “maestri” vivevano in funzione del testo biblico che spiegavano. Gesù, invece, chiede che i suoi stiano con lui, che obbediscano a lui: la sua persona è decisiva. Gesù, dunque, manda, “a due a due”. Come il numero dodici non era casuale, perché rimandava alle dodici tribù di Israele, così non lo è il numero due. Forse si tratta di una semplice usanza ebraica; oppure è l’obbedienza a un’ingiunzione di Dt 19, 15: “Un solo testimonio non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato questi abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni”.

Vi si può vedere sia un’esigenza in qualche modo formale: di assicurare la serietà della testimonianza, sia un’esigenza teologica e comunitaria: dare “forza” alla comunità dei credenti.

UN ANNUNCIO SENZA BARDATURE PESANTI

I “Dodici”, proprio perché sono in stretto rapporto con la persona di Gesù, partecipano del suo potere. Gesù ha annunciato che è arrivato il Regno; il segno più evidente dell’arrivo del Regno è il retrocedere del regno antagonista, quello del Maligno. Per questo Gesù ha liberato molti indemoniati. Così ha fatto lui, così devono fare i suoi. Nel momento in cui li invia offre ai suoi amici una specie di vademecum del missionario. Il missionario deve annunciare la bella notizia, ma senza equipaggiamenti ingombranti. Fidando troppo in se stesso, infatti, e in quello che porta con sé il missionario finirebbe per dimenticare l’essenziale. Gesù prevede anche che qualcuno non accolga i missionari. In quel caso essi scuoteranno la polvere dai loro piedi. Era il gesto che l’ebreo faceva quando rientrava da un paese pagano. Dunque gli inviati considereranno coloro che li rifiutano come degli estranei, dei pagani da evitare. La predicazione, dunque, è anche un giudizio. Chi rifiuta viene giudicato e il giudizio diventa vistosamente evidente.

I discepoli, dunque, partono e predicano la conversione. Non si riferiscono quali siano le parole della conversione. Questo passaggio sembra essere l’eco delle parole stesse di Gesù e di quelle del Battista. Poi ungono i malati. Il senso è che la salvezza arriva grazie a Gesù e “penetra” profondamente nell’essere dei destinatari.

“MOLTI AVRANNO MOLTE TUNICHE E BISACCE TROPPO PIENE”

Da Cominciò in Galilea di Stefano Jacomuzzi, Casale Monferrato, 1995, pagg. 138s.

L’Autore fa parlare Gesù che ha appena mandato i suoi discepoli e si “lascia andare” ad alcune riflessioni.

Li mando al mondo e il mondo li rifiuterà, li giudicherà nei suoi tribunali, li consegnerà ai suoi carcerieri. Non è questo che temo (…).
È il momento del trionfo che temo per loro, non quello della prova (…). Dimenticheranno che ho detto loro di uscire dalle case e allontanarsi dalle città che non vorranno accoglierli; non scuoteranno sulla soglia la polvere dai loro calzari come ho loro imposto, ma cercheranno accordi per spartirsi le spoglie del mondo che non è per loro, se non perché lo aiutino a salvarsi. Per questo ho detto, salutandoli (…): ‘Non prendete con voi per il viaggio né denaro, né bisaccia, né bastone, né due tuniche per cambiarvi’. Molti invece avranno più di due tuniche e bisacce troppo piene. E dimenticheranno che il più diseredato, il più miserabile, il più sgradevole degli uomini è in attesa del loro arrivo e che per lui dovranno mettersi ogni giorno in cammino. E solo accanto all’ultimo potranno ritrovarmi”.