Bossetti colpevole? L’ultimo dei problemi

Massimo Bossetti colpevole o innocente pare l’ultimo dei problemi. Paradossalmente. Si vuol risolvere, invece, l’enigma Bossetti. E il più rapidamente possibile. Come sia possibile, insomma, che un muratore incensurato di Mapello, accusato all’improvviso d’aver ucciso nel 2011 la tredicenne Yara Gambirasio abbandonandone il cadavere in un campo fra la neve, dica di non esser stato lui con la stessa imperturbabilità di un lord inglese punto da una vespa. Escandescenze zero, eppure chiunque di noi la testa contro il muro l’avrebbe ormai pur sbattuta, in oltre un anno di carcere preventivo.

L’ENIGMA BOSSETTI

Affinché ognuno fra i vari opinionisti, psicologi, criminologi offra la propria versione, più o meno strampalata, occorrerebbe almeno che all’interessato fosse data voce. Ma chissà quando il suo esame, da parte della Corte d’Assise, avverrà. Secondo la procedura, l’imputato viene infatti interrogato per ultimo. Quindi molt’acqua dovrà prima passare sotto i ponti (il processo riprenderà l’11 settembre).
Però qualcosa bisogna pur inventarsi, sicché per ora, nelle due udienze tecniche, l’attenzione generale s’è concentrata sulla tenuta dei muscoli facciali di Bossetti, al primo rilassamento dei quali si potrebbe magari cominciare a dibattere se non si tratti di un segnale di cedimento. Ma il muratore, sotto questo aspetto, sta tenendo duro. Neppure aggrotta le sopracciglia, al contrario dei suoi molti indagatori, colti spesso in mimiche disarmate di fronte ai tecnicismi delle varie eccezioni procedurali. Agli osservatori non resta dunque che rifugiarsi nel suo look, come se indossare una polo oppure una camicia a quadrettoni sveli uno stato d’animo. Ultima chance, l’abbronzatura. Argomento che rimanda sconsolatamente al punto di partenza. Un uomo giovane, con moglie e due figli, sedicente innocente, che quasi quasi si consola, in carcere, prendendo il sole, durante l’ora d’aria. Chi ci capisce, è bravo.

QUEL POCO CHE IL PROCESSO HA GIÀ DETTO

L’appena iniziato dibattimento, pur costretto nel labirinto del codice, qualcosa però ha già detto. Le cronache aggiudicano il primo round all’accusa, con chiaro margine. La tendenza generale è di mettere le mani avanti. Quasi tutti sono intimamente convinti che Bossetti non riuscirà a salvare la pelle. Mica per giustizialismo, beninteso. La prova del Dna viene considerata insuperabile. Perciò si segue la corrente.

LA PRESUNTA INFEDELTÀ DELLA MOGLIE: ARGOMENTO INUTILE E SGRADEVOLE

In realtà, la difesa s’è vista respingere tutte cinque le eccezioni preliminari. Un innegabile insuccesso, però largamente prevedibile. Schermaglie rituali. Ma pure una richiesta dell’accusa è stata rispedita al mittente, con danni probabilmente maggiori. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri voleva servirsi delle ricevute di un motel per dimostrare una presunta infedeltà della moglie dell’imputato. A che scopo? L’insoddisfacente rapporto coniugale avrebbe potuto sviare l’imputato, spingendolo a molestare Yara. Piuttosto debole, all’apparenza, come movente, al di là della sgradevolezza di un accertamento peraltro doveroso. La gelosia – dì solito – è la molla per sopprimere gli amanti, difficilmente per sfogarsi su una ragazzina, che non c’entra niente.

UNO SPIRAGLIO PER LA DIFESA

Questa non è parsa una gran mossa in quanto può significare che l’accusa è ancora alla ricerca del movente. La giurisprudenza è piuttosto avara di condanne per omicidio a prescindere da una ricostruzione sia temporale che logica dell’accaduto e perciò forse s’è aperto prima del previsto un piccolo spiraglio che toccherà agli avvocati di Bossetti allargare.