Papa Bergoglio figlio di immigrati extracomunitari

Foto: Jorge Mario Bergoglio, il futuro Papa (a sinistra nella foto), con il  fratello Oscar, metà anni Quaranta

L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN ARGENTINA

Nel 1875 a Buenos Aires c’erano 30.000 italiani (in tutta l’Argentina 300.000) socialmente scombinati e religiosamente abbandonati a se stessi. Il numero crescerà di molto in seguito. Nello stesso anno, don Bosco manda 10 salesiani a iniziare un’attività come quella attuata da lui a Torino per i ragazzi sbandati provenienti dalle valli piemontesi. Punto di forza anche qui è l’oratorio (formazione religiosa, musica, teatro, ricreazione, scuole professionali, assistenza sociale, stampa…) con lo stesso scopo di allora: formare buoni cristiani e onesti cittadini. Negli anni seguenti seguiranno altri invii a incrementare la preziosa missione salesiana. Don Giovanni Cagliero (futuro Cardinale) è il capomissione e comincia subito col recarsi al quartiere malfamato La Boca, abitato prevalentemente da italiani, che l’arcivescovo di Buenos Aires aveva interdetto ai preti, perché troppo pericoloso.

GLI ITALIANI IMMONDEZZA NAZIONALE

Gli italiani sono molto malvisti. Una prima ragione è il fatto che la nostra emigrazione, fatta prevalentemente di gente incolta e semianalfabeta, aveva una non piccola componente fortemente politicizzata, con filoni diversi: anarchici, mazziniani, socialisti… Gian Antonio Stella, nel suo volume L’Orda, quando gli albanesi eravamo noi, al capitolo 8, riferendosi all’Argentina dei primi anni del ‘900, parla delle bombe messe dai terroristi italiani nelle chiese, sui pullman, nei mercati, nelle banche e nelle stazioni, che portano il capo della polizia argentina Leopoldo Lugones a dichiarare: “Bisogna farla finita con tutta l’immondezza antinazionale“.

All’inizio del ‘900 poi, per colpa di un serial killer italiano, Gaetano Godino, che infieriva crudelmente soprattutto sui bambini, si scatenò una furibonda campagna xenofoba antiitaliana. Un professore dell’università di Cordoba, Cornelio Moyano Gacitùa, così ebbe a sentenziare: “La scienza ci insegna che insieme con il carattere intraprendente, intelligente, libero, inventivo e artistico degli italiani, c’è il residuo della sua alta criminalità di sangue“. Gli italiani inoltre erano ritenuti “avidi accaparratori delle ricchezze nazionali e responsabili dell’aumento dei reati”. Eugenia Scarzanella nel suo libro Italiani malamente dimostrerà, dati alla mano, l’infondatezza di questo pregiudizio (in tutto simile alle generalizzazioni che facciamo noi oggi nei confronti dei nostri extracomunitari).

L’opera soprattutto dei salesiani e poi di altre congregazioni religiose, l’impegno di molte organizzazioni laiche, sociali e culturali, a carattere regionale e nazionale, nonché l’arrivo di nuove ondate di emigranti meglio assortite, contribuiscono a un miglioramento della considerazione in cui son tenuti gli italiani, senza per altro spegnere completamente un certo astio xenofobo nei loro confronti.

I BERGOGLIO EMIGRANTI IN ARGENTINA

Il padre di Papa Francesco, Mario Bergoglio, emigra in Argentina nel 1929. Pur avendo una buona istruzione, (era ragioniere), sollecitato da parenti già emigrati laggiù, va in cerca di migliore fortuna. Quasi subito conosce e sposa Regina Maria Sivori, anche lei emigrata italiana. Abitano alla Boca, il quartiere dove i salesiani sono impegnati da oltre cinquant’anni. Lì il 17 dicembre 1936 nasce Jorge Mario, il futuro Papa. Come s’è appena detto, sono ancora anni difficili per la considerazione degli italiani in Argentina, ma la sua buona istruzione, l’impegno ecclesiale condiviso con la moglie e l’inserimento nell’ambiente salesiano che sta cambiando la Boca (il futuro Papa è battezzato proprio da un salesiano) garantiscono a lui e alla famiglia tranquillità e rispetto. È molto probabile però che, come tanti nostri bravi emigranti conosciuti da vicino, si siano sentiti dire dagli argentini: “Ma voi non sembrate neanche italiani; siete brava gente, proprio come noi”. Il che non è propriamente un complimento, perché tiene sempre in sospeso nei rapporti con chi non ti conosce personalmente.

GLI ITALIANI E GLI IMMIGRATI

L’Argentina, come ogni altra nazione con la presenza di immigrati, ha avuto e ha i suoi Salvini, i suoi Calderoli e anche i suoi più sguaiati Borghezio. Che cosa penseranno oggi i Borghezio argentini del figlio di un loro extracomunitario diventato Papa? Possiamo averne un’idea pensando che cosa direbbero i tre nostri personaggi appena citati se un figlio, che so, dell’ex-ministro Kyenge (non so se ne ha) diventasse Papa… È pensabile che verso la papamobile organizzerebbero un lancio non di fiori come di solito, ma di banane…

Papa Bergoglio non ha mai messo l’accento sul suo essere figlio di emigranti con i problemi connessi, ma sicuramente questo fatto non è estraneo alla sua frequente e forte denuncia della logica dello scarto e dell’esclusione. Il problema migratorio, non si può negare, c’è ed è sempre più forte, e la soluzione è da cercare realisticamente. Ma è possibile farlo senza rinnegare la logica dell’umanità che è logica di buona volontà e di inclusione.