Quattro mesi di stop al Cocoricò, il noto locale di Rimini. Lo ha deciso il questore di Rimini Maurizio Improta, dopo che Lamberto Lucaccioni, 16 anni, di Città di Castello, è morto a causa di una overdose di ecstasy.
Rimini fa parte dei sogni estivi degli adolescenti e, a Rimini, gli ambienti più trasgressivi, tra cui, ovviamente, il Cocoricò.
Che le vacanze siano un’evasione si capisce. Che l’evasione possa essere anche trasgressione di qualcosa, pure si capisce. E si capisce anche che i giovani preferiscano una nottata in un locale notturno piuttosto che una gita in montagna o la visita all’ultima mostra di pittura.
Quello che impressiona è che la trasgressione confina facilmente con gli estremi e che in questi estremi entri, con facilità, il pericolo grave per la salute o, addirittura, la morte. Questi incidenti sono, in fondo, il segno drammatico di una società dove è sempre più difficile trovare l’equilibrio fra divertimento e regole, fra trasgressione e rispetto.
In questa società i giovani sono soli: gli adulti non possono o non vogliono imporre nulla, le strutture, quelle del divertimento soprattutto, giocano a rimpiattino con le normative e, quando vengono beccate, hanno facile gioco a far notare che controllare i comportamenti di masse enormi di giovani è impossibile.
Così tutto sembra risolversi in uno scaricabarile delle responsabilità: le responsabilità personali nel buon uso del divertimento, e le responsabilità sociali nel buon uso delle regole comuni. Mancano soprattutto gli spazi, umani e fisici, nei quali i giovani imparano a non essere soli e, nello stesso tempo e soprattutto, a usare bene della propria libertà. Ma per arrivare a questo ci vogliono degli adulti che non si limitano, gli uni a mandare i propri figli in libera uscita e, gli altri a gestire locali come il Corocoricò.