Papa Francesco: leggete il Vangelo in famiglia. E’ come il pane buono che nutre il cuore di tutti

“Il tempo della famiglia, lo sappiamo bene, è un tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato”, ma “lo spirito della preghiera riconsegna il tempo a Dio”. Ad affermarlo è stato questa mattina Papa Francesco, nella catechesi dell’udienza generale in piazza San Pietro, la centesima dall’inizio del suo pontificato. Nel consueto giro della piazza in papamobile, il Pontefice ha salutato i fedeli e abbracciato e baciato i bambini che gli venivano porti dagli uomini della sicurezza. Concludendo la riflessione sul come la famiglia vive i tempi della festa e del lavoro, e commentando la pagina evangelica di Marta e Maria, Francesco si è soffermato oggi sul tempo della preghiera. “Il lamento più frequente dei cristiani – ha osservato – riguarda proprio il tempo: ‘Dovrei pregare di più…; vorrei farlo, ma spesso mi manca il tempo’. Il dispiacere è sincero, certamente, perché il cuore umano cerca sempre la preghiera, anche senza saperlo; e se non la trova non ha pace. Ma perché si incontrino, bisogna coltivare nel cuore un amore ‘caldo per Dio, un amore affettivo. Possiamo farci una domanda molto semplice. Va bene credere in Dio con tutto il cuore, va bene sperare che ci aiuti nelle difficoltà, va bene sentirsi in dovere di ringraziarlo. Tutto giusto”. Ma, chiede Francesco: “Vogliamo anche un po’ di bene al Signore? Il pensiero di Dio ci commuove, ci stupisce, ci intenerisce?”
Nell’udienza generale, Francesco ha invitato a pensare al grande comandamento che sostiene tutti gli altri: “Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le forze”. “Lo spirito della preghiera – ha osservato – abita anzitutto qui. E se abita qui, abita tutto il tempo e non ne esce mai”. “Riusciamo – l’interrogativo del Papa – a pensare Dio come la carezza che ci tiene in vita, prima della quale non c’è nulla? Una carezza dalla quale niente, neppure la morte, ci può distaccare? Oppure lo pensiamo soltanto come il grande Essere, l’Onnipotente che ha fatto ogni cosa, il Giudice che controlla ogni azione?”. Tutto vero, ma “solo quando Dio è l’affetto di tutti i nostri affetti, il significato di queste parole diventa pieno. Allora ci sentiamo felici, e anche un po’ confusi, perché Lui ci pensa e soprattutto ci ama! Non è impressionante questo? Poteva semplicemente farsi riconoscere come l’Essere supremo, dare i suoi comandamenti e aspettare i risultati. Invece Dio ha fatto e fa infinitamente di più di questo”. “Ci accompagna, ci protegge, ci ama”, ha aggiunto a braccio. “Se l’affetto per Dio non accende il fuoco – il monito papale -, lo spirito della preghiera non riscalda il tempo. Possiamo anche moltiplicare le nostre parole” o “esibire i nostri riti”, ma solo “un cuore abitato dall’affetto per Dio fa diventare preghiera anche un pensiero senza parole, o un’invocazione davanti a un’immagine sacra, o un bacio mandato verso la chiesa”.
“È bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Madonna”, ha detto ancora il Papa all’udienza generale. “Quanta tenerezza in questo gesto”, ha aggiunto a braccio. “In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in luogo di preghiera. Ed è un dono dello Spirito Santo. Non dimentichiamo mai di chiedere questo dono per ciascuno di noi!”, un dono che, ha precisato, “è in famiglia che si impara a chiederlo e apprezzarlo. Se lo impari con la stessa spontaneità con la quale impari a dire ‘papà’ e ‘mamma’, l’hai imparato per sempre. Quando questo accade, il tempo dell’intera vita famigliare viene avvolto nel grembo dell’amore di Dio, e cerca spontaneamente il tempo della preghiera”. “Il tempo della famiglia – ha fatto ancora notare -, lo sappiamo bene, è un tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato. È sempre poco, non basta mai. Ci sono tante cose da fare. Chi ha una famiglia impara presto a risolvere un’equazione che neppure i grandi matematici sanno risolvere: dentro le ventiquattro ore ce ne fa stare il doppio! È così, eh! Ci sono mamme e papà che potrebbero vincere il Nobel, per questo!”. Lo spirito della preghiera, ha sottolineato, “riconsegna il tempo a Dio, esce dalla ossessione di una vita alla quale manca sempre il tempo, ritrova la pace delle cose necessarie, e scopre la gioia di doni inaspettati”.
“Il Vangelo letto e meditato in famiglia è come un pane buono che nutre il cuore di tutti”, ha detto ancora il Papa all’udienza generale. Francesco ha proposto Marta e Maria come modello: “esse impararono da Dio l’armonia dei ritmi famigliari: la bellezza della festa, la serenità del lavoro, lo spirito della preghiera”. Un giorno, però,” Marta imparò che il lavoro dell’ospitalità, pur importante, non è tutto” e che ascoltare il Signore, era la cosa veramente essenziale, la “parte migliore”. La preghiera “sgorga dall’ascolto di Gesù, dalla lettura del Vangelo – tutti i giorni una pagina del Vangelo – dalla confidenza con la Parola di Dio. C’è questa confidenza nella nostra famiglia? – ha chiesto il Papa -. Abbiamo in casa il Vangelo? Lo apriamo qualche volta per leggerlo assieme? Lo meditiamo recitando il Rosario? Il Vangelo letto e meditato in famiglia è come un pane buono che nutre il cuore di tutti”. 
Da Francesco anche l’invito a pregare insieme la mattina, la sera e a tavola: “è Gesù che viene tra noi, come andava nella famiglia di Marta, Maria e Lazzaro”. “Una cosa che ho visto – ha aggiunto a braccio – ci sono bambini che non hanno imparato a fare il segno della croce, mamma e papà insegnate ai bambini a pregare a fare il segno della croce. Questo è un compito bello per le mamme e per i papà”. “Nella preghiera della famiglia, nei suoi momenti forti e nei suoi passaggi difficili – ha concluso -, siamo affidati gli uni agli altri, perché ognuno sia custodito dall’amore di Dio”.