Laura Boldrini a Bergamo: «Ragazzi, regalate almeno un’ora al giorno al vostro Paese»

Sabato 24 ottobre: cielo terso, sole accecante e qualche grado di troppo per resistere alla lana che pizzica la pelle. Ore 10.45: Bergamo è ormai sveglia e chiunque cerca di accaparrarsi un pezzo di marciapiede per godere di questo inaspettato tepore autunnale. La città è gremita, studenti e non, curiosi e manifestanti occupano piazza Cavour in attesa della Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, terzo ospite della rassegna dal titolo “Semi per un nuovo inizio” promossa da Molte Fedi sotto lo stesso cielo e patrocinata dalle ACLI di Bergamo. Così come le strade della città, anche il Teatro Donizetti si riempie di volti, cinquecento soltanto quelli degli studenti, e che, così come tutti quelli che affollano le strade e cercano di resistere alla luce abbagliante, strizzano gli occhi alla ricerca di ogni possibile ed impercettibile movimento del sipario oppure che, dall’alto delle gallerie, cercano la migliore messa a fuoco per ottenere una visuale ottimale. Dopo un’introduzione da parte di Daniele Rocchetti, Coordinatore di Molte Fedi, Rosa Gelsomino, Presidente delle ACLI di Bergamo e Nadia Ghisalberti, Assessore alla cultura del Comune di Bergamo, finalmente, la Presidente della Camera. Titolo della Lectio Magistralis “Agenda Italia. Parole per ripartire”, molte, dice la Presidente, quelle che avrebbe voluto usare, ma soltanto tre quelle scelte: Europa, inclusione e partecipazione. La premessa che introduce la parola ‘Europa’, dichiara la Presidente, è quella di attuare un tentativo di riconciliazione, in un’epoca in cui Europa non è più soltanto l’utopia del Manifesto di Ventotene, quanto, piuttosto, una realtà. Questo sogno che ora è tangibile, però, aggiunge, non fa più innamorare, specialmente i giovani e, per ovviare a questo problema e trasformarla in un “nuovo e bel modello di macchina che tutti i giovani vogliano guidare”, è necessario che, di fronte alle sfide irreversibili  attuali e future che aspettano il Continente, quali cambiamenti climatici, flussi migratori, sviluppo delle reti digitali e politiche energetiche, tutti gli Stati membri si sentano realmente uniti, fieri di essere parte del più grande progetto politico successivo alla Seconda Guerra Mondiale, un progetto nato come visione, sogno, utopia, un’ambizione che ha dato la spinta ha qualcosa in cui credere se non se ne vuole la disgregazione, tanto ambita da forze ipernazionaliste. E, conclude, mostrando la spilla che le decora la giacca “gli Stati Uniti d’Europa sono la mia utopia”. La seconda parola usata in risposta alla crisi economica e non solo che affligge l’Europa è ‘inclusione’. Spiegazione del concetto, nonché, principio guida della Presidente, è l’articolo 3 della Costituzione Italiana, secondo cui, alla base della società e della legge, stanno il valore della dignità e dell’uguaglianza e, soltanto, tutelando ogni individuo secondo questi termini, lo Stato può garantire la non esclusione. Citando la sociologa ed economista statunitense Saskia Sassen e la sua opera “Espulsioni”, la Presidente ricorda che includere ed escludere non sono concetti legati soltanto ai fenomeni migratori, quanto, piuttosto, ad una struttura socioeconomica che non permette mobilità e ascesa sociale, aumentando il gap già esistente fra ricchi e indigenti. Conclude, affermando che “non si può lasciare indietro chi, avendo perso il lavoro, rischia di perdere la propria identità”. Si avvia al termine della riflessione affrontando la parola ‘partecipazione’ e rivolge un invito a tutti noi giovani presenti “Regalate, ragazzi, ogni giorno un’ora del vostro tempo al Paese”, perché non è sufficiente che un cittadino vada a votare quando gli viene richiesto, ma è necessario che un buon cittadino si faccia carico del proprio Paese, ci metta la faccia, come lei ha fatto quando le è stato chiesto di rinunciare al suo ruolo di Rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, per l’Italia perché non si può criticare dopo aver rifiutato di fare la propria parte quando ci è stato chiesto, perché “la libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo  un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”, chiude, citando Gaber.