Terrorismo, Medio Oriente: le critiche dei credenti, appassionate ma ambigue

Foto: l’aereo russo abbattuto dai Turchi, il 24 novembre

Si moltiplicano, in questi giorni le prese di posizione di credenti nei riguardi dei fatti di Parigi e del Medio Oriente. Molte e molto diverse fra di loro. Ma ci sembra, dagli spezzoni di notizie che ci arrivano, che prevalgono le grandi scontentezze per la violenza che dilaga da ogni parte. Sono critiche nobili e nobilmente motivate. Si sa che, più uno è credente più è esposto al rischio della scontentezza di fronte al mondo che ci squaderna davanti agli occhi le proprie brutture quotidiane.

LE GRANDI CRITICHE DOPO IL GRANDE DISINTERESSE PER LA POLITICA

Ma la nobiltà delle motivazioni non deve far dimenticare le incertezze e, al limite, le ambiguità di queste critiche. Esse si collocano, infatti, in un vuoto di interesse politico che ha caratterizzato buona parte della storia del cattolicesimo nostrano più recente. Il rischio delle critiche di questi giorni dipende proprio da quel vuoto. Non ci si interessa di politica e, improvvisamente, ci si butta sulla politica più complessa e più difficile, come il terrorismo, Parigi, Medio Oriente. L’aereo abbattuto dai turchi in questi giorni sta a dimostrare ulteriormente quanto quella politica è complessa e difficile. Invece l’entusiasmo critico di molti credenti semplifica tutto proprio in nome di quelle certezze. Apprezzabili comunque, le certezze, un po’ meno la loro semplificazione.

Semplificazione che va, poi, nel senso di una forte carica critica verso la guerra, le armi, la politica in genere. Esiste ormai, dentro la Chiesa, una corrente che si potrebbe definire una specie di leghismo ecclesiale. Molto più nobile, ovviamente, di quello di Salvini, ma simile a quello per una irruenza critica, dove la critica è più importante delle ragioni che la ispirano.

UN NUOVO CLERICALISMO

I rischi di una corrente simile nella Chiesa vengono poi accentuati dal fatto che quella corrente è quasi l’unica, che è comunque nettamente prioritaria. La Chiesa sta prendendo troppo le distanze dalla politica, sta mettendosi troppo “sopra” la storia, sta giudicando troppo e troppo poco cercando di ragionare, di costruire e di proporre alternative.

Ci si potrebbe perfino chiedere se non sia questa una riedizione in forme nuove del vecchio clericalismo: noi siamo i possessori della verità. E siccome siamo i possessori della verità che viene da Dio, ci sentiamo autorizzati a sentirci i possessori delle verità che riguardano l’uomo e quindi la politica, quella interna e quella internazionale, quella casereccia delle beghe di partito e quella complicata dell’intricatissimo scacchiere del Medio Oriente.

IL MONDO MENO IMPERFETTO DEI TEMPI PENULTIMI

Bisogna ricordare, anche in questa circostanza, che la Chiesa si mette al servizio della società non solo prendendo le distanze per denunciare, ma anche abolendole per costruire insieme. E per costruire non soltanto un mondo perfetto che è il sogno dei tempi ultimi, ma un mondo un po’ meno imperfetto che è l’impresa dei tempi penultimi nei quali, ci piaccia o no, siamo chiamati a vivere.