L’eterna crisi della scuola. Galli della Loggia propone una strana terapia

Foto: Ernesto Galli della Loggia. La terapia che propone è, in realtà, la malattia stessa che sta rovinando la scuola

“Educare” è diventato l’imperativo categorico del momento. Si tratta, in realtà, della vecchia “emergenza educativa”. Che duri da qualche decennio non la rende meno… emergente. Se educare significa, innanzitutto, raccontare alle giovani generazioni la civiltà in cui sono nati e crescono e che dovranno rinnovare, le ragioni dell’allarme sono evidenti: la comunicazione tra le generazioni adulte e quelle dei loro figli e nipoti entra ormai in crisi già attorno ai 9-10 anni di età di questi ultimi. Non è un conflitto, è piuttosto un’estraneità. Nel conflitto si può educare, nell’indifferenza diventa assai più arduo. Inoltre: educare è certamente un’attività e una funzione “privata” e familiare, ma il suo impatto pubblico è decisivo. Senza educazione una società non dura nel tempo, uno Stato-nazione non regge. L’emergenza educativa è un’emergenza pubblica. Solo persone bene-educate diventano i cittadini consapevoli.

L’ASPRA DENUNCIA DI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Ed è partendo da questo punto di vista, che Ernesto Galli della Loggia ha presentato all’opinione pubblica, sul Corriere della Sera, un aspro cahier de doléances. L’Italia è il Paese dello sfarinamento dell’etica pubblica, del senso di cittadinanza, dell’identità e dell’unità nazionale. Truffe ai danni dello Stato, tangenti, assenteismo… sono materia di normale cronaca quotidiana. I nostri ragazzi vivono quotidianamente in questo ambiente e perciò vengono male-educati alla furbizia, all’abuso della libertà personale, all’irresponsabilità, all’indisciplina sociale. Chi educa alla responsabilità?  Nessuno! La famiglia è al disastro, il servizio militare obbligatorio è stato abolito. E la scuola? È in crisi da qualche decennio. Trasmette sempre meno sapere, promuove tutti quanti. La “famigerata autonomia scolastica” è diventata una minaccia all’identità e all’unità nazionale. Fin qui, dunque, E. Galli della Loggia.

CONVINCENTE LA DIAGNOSI. TERAPIA DISASTROSA

Convincente la diagnosi, non lo è la terapia proposta: centralismo amministrativo, severità, bocciature. Contro il lassismo dilagante egli propone un “severismo” di ritorno, già linea politica del duo Tremonti-Gelmini dall’estate 2008. Cova, sul fondo, un’inconfessata nostalgia della vecchia scuola gentiliana: una scuola “per pochi”. Dagli anni ’60 in avanti la scuola è diventata “per tutti”. Don Milani pretendeva che fosse “per ciascuno” e solo così diventava “per tutti”. Quella pretesa è nata dai movimenti di libertà e di liberazione del ‘900. Eppure, la struttura amministrativa del sistema educativo e l’organizzazione della didattica non sono cambiate: sono le stesse dal 1859. Galli della Loggia si rifiuta di prenderne atto. All’istanza di personalizzazione dei percorsi educativi, il centralismo amministrativo e il fordismo didattico non sono in grado di dare risposta. Se il Pierino di “Lettera ad una professoressa” si presenta a scuola, oggi, domanda di essere conosciuto, di essere collocato ad un certo livello sulla scala del sapere, di percorrerla secondo il proprio ritmo e un proprio piano di studi, di essere accompagnato e di essere restituito al mondo con il proprio zaino di competenze, di libertà e di responsabilità. Invece, il sistema non dispone di strumenti per tutto ciò.

LA SCUOLA, FABBRICA DELLA NOIA

L’autonomia scolastica, quale era prevista dal DPR 275 del 1999 di Luigi Berlinguer, era una cassetta piena di moderni attrezzi. Non è mai stata aperta. Amministrazione, sindacati, politica vi si sono seduti sopra. E così il sistema infila i ragazzi della stessa età in una stessa classe scolastica, propina loro ogni giorno tre o quattro conferenze stampa/lezioni, dagli 11 fino ai 19 anni, irreggimenta i docenti dentro un orario su basi settimanali per cinque giorni alla settimana, come da rigido e intoccabile contratto. Nessuna personalizzazione, nessuna flessibilità, nessun tutoraggio. La scuola è diventata la fabbrica fordista della noia, che incomincia dagli ultimi anni delle Elementari per crescere a picco nelle Medie fino a produrre una fuga massiccia fisica e psicologica nei primi anni delle Superiori.

180.000 RAGAZZI DIS-PERSI OGNI ANNO

Ogni anno il sistema dis-perde 180 mila ragazzi. I sindacati sono alleati con l’Amministrazione nell’opporsi alla personalizzazione, alla differenziazione delle funzioni degli insegnanti, delle carriere e degli stipendi. Il tutto all’insegna di un egualitarismo ideologico-burocratico, nel nome demagogico degli ultimi. Insegnare/apprendere con tempi più compatti, concentrare le lezioni parcellizzate in laboratori è impossibile. La scuola ha cessato di essere per i ragazzi e i loro insegnanti una festa dell’intelligenza del mondo per diventare, neppure sempre, un’arena per prestazioni… Di qui la decadenza educativa del sistema. Il centralismo amministrativo non educa né alunni né insegnanti alla responsabilità e a pagare di persona. La sua etica è quella delle procedure, il cui rispetto mette al riparo dai rischi della responsabilità. Solo rimanendo immobili non si sbaglia mai. È una morale della fuga. Ecco perché la scuola di oggi non educa alla cittadinanza! Solo che la terapia di Galli della Loggia è la malattia stessa.

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