L’Immacolata, la donna più giovane del genere umano

Immagine: Michelangelo da Caravaggio, Le sette opere di misericordia (particolare)

Immacolata concezione della beata Vergine Maria. La festa, grandiosa e solenne, che ci viene incontro nel cammino verso il Natale, rischia di scoraggiarci proprio con la sua grandiosità e solennità. Diventa, perciò, importante non dimenticare la “piccolezza”, l’umanità, la vicinanza della “Vergine madre”. 

Proponiamo ai nostri lettori un testo che, certamente, molti di loro conoscono. Si tratta di un passaggio, celebre, del “Diario di un curato di campagna” di Georges Bernanos. Parla il curato di Torcy, prete vigoroso e entusiasta, che si rivolge al protagonista, il curato di Ambricourt, giovane, fragile, malato. Il passaggio parla di Maria in termini molto suggestivi. L’immacolata diventa, in Bernanos, la bambina, la piccolina, ripresa suggestiva dell’immagine evangelica del bambino. “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, dice Gesù nel Vangelo, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18, 3). 

Da notare un particolare che la traduzione rende poco. L’ultima frase, “la più giovane del genere umano”, nella lingua francese è “la cadette du genre humain” e cioè: la figlia minore, l’ultimogenita, la piccolina, la beniamina, quella che, arriva per ultima, e insieme la più giovane e la prediletta.

… E la Madonna, la preghi la Madonna? La preghi come si deve, la preghi bene? E’ nostra madre, s’intende. E’ la madre del genere umano, la nuova Eva. Ma è anche sua figlia. Il mondo antico, il mondo pieno di dolore, il mondo di prima della grazia l’ha cullata a lungo sul proprio cuore desolato – secoli e secoli – nell’attesa oscura, incomprensibile d’una Virgo Genitrix… Per secoli e secoli ha protetto con le sue vecchie mani cariche di delitti, con le sue mani pesanti, la piccola fanciulla meravigliosa di cui non sapeva nemmeno il nome. Una fanciulla, questa regina degli angeli! E lo è rimasta, non dimenticarlo!…

La Vergine era l’Innocenza. Renditi conto di ciò che siamo per lei, noialtri, la razza umana. Oh! Naturalmente, ella detesta il peccato, ma in fondo non ha nessuna esperienza di esso, quell’esperienza che non è mancata ai più grandi santi, allo stesso santo d’Assisi, per quanto serafico sia. Lo sguardo della Vergine è il solo sguardo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che si sia mai levato sulla nostra vergogna e sulla nostra disgrazia. Sì, piccino mio, per ben pregarla bisogna sentire su se stessi questo sguardo che non è affatto quello dell’indulgenza – perché l’indulgenza si accompagna sempre a qualche amara esperienza – ma della tenera compassione, della sorpresa dolorosa, di non si sa quale altro sentimento, inconcepibile, inesprimibile, che la fa più giovane del peccato, più giovane della razza da cui è uscita e, benché Madre per grazia, Madre delle grazie, la fa la più giovane del genere umano.

Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna, Milano 1989, pagg. 174-175