Matteo Salvini e Marine Le Pen: più differenze che somiglianze

Foto: Marine Le Pen e Matteo Salvini

L’ENTUSIASMO DI SALVINI

Matteo Salvini ha esultato di gioia per i risultati delle elezioni regionali francesi. La ragione è apparsa, ai commentatori, abbastanza scontata: la destra populista vince in Francia e il segretario della Lega vede in quella vittoria un balsamo augurale per il suo partito. Ma quando qualcuno è preso dall’entusiasmo vede solo quello che serve a rinfocolarlo. Vale la pena, allora, ricordare le molte, profonde diversità tra il Front National di Marine le Pen e la Lega Nord di Matteo Salvini.

LA LEGA È “NORD”, IL FRONT È “NATIONAL”

Basta vedere i nomi: “Front National” e “Lega Nord”. Il partito della Le Pen è sempre stato nazionale e nazionalista, ha sempre voluto rappresentare la Francia, una certa Francia, certo, ma tutta la Francia. Anche le sue posizione xenofobe sono ispirate da quel nazionalismo. La Lega, invece, ha visto le sue fortune in polemica con il centro e con “Roma ladrona”, si è sempre sentita radicata al Nord di cui ha sempre rivendicato i diritti fino alla secessione. Adesso Salvini non parla più del Nord, non parla più di Roma ladrona, vuole perfino cambiare il nome al suo partito. Ma non sarà un’impresa facile. Due cose, in particolare, sono necessarie: a lui una buona dose di faccia tosta per chiedere il voto ai “terroni” che, fino all’altro ieri, aveva insultato; e ai “terroni” insultati una buona dose di smemoratezza per dimenticare quegli insulti. Sulla faccia tosta, non ci sono dubbi: Salvini l’ha sempre avuta e continuerà ad averla. Sulla smemoratezza è lecito, doveroso anzi, qualche dubbio.

MARINE LE PEN APPARE MODERATA. SALVINI NON APPARE NÉ MODERATO NÉ ESTREMISTA

Ma c’è una seconda differenza. Marine Le Pen è di destra, certo. Ma ha espulso dal partito il padre Jean-Marie, fascista dichiarato, xenofobo e antisemita e si è così costruita una nomea di moderata, semplicemente perché è meno estremista del padre. Così ha attirato molti voti di elettori di centro che si sono sentiti rassicurati da quella drastica presa di distanza. Salvini ha dato fondo alla protesta e ha fatto crescere la Lega fino alla soglia del quindici cento. Ma, a quanto pare, si è fermato. A questo punto, infatti, gli scontenti preferiscono votare i Cinque stelle e i moderati preferiscono votare Berlusconi e gli altri spezzoni di centro destra. Salvini è un nordista che non riesce a diventare nazionale, uno scontento troppo poco scontento, un moderato troppo poco moderato.

La sua gioia è quindi, più che altro, un auspicio. Alla fine, mentre non è d’accordo su niente con Renzi, è certamente d’accordo su una cosa: è meglio che la legislatura finisca. Più tardi si vota e meglio è. Per lui, oltre che per Renzi.

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