Benigni in Vaticano presenta il libro di Francesco: «È come avere il Papa in tasca»

«Il libro del Papa è sulla Misericordia che è un tema straordinario, è un libro bellissimo che ci accarezza, ci abbraccia e ci misericordia. È un volume da portare in tasca, tascabile, che si può leggere in dieci minuti semmai quando il treno è in ritardo di un quarto d’ora… quindi è come avere il Papa in tasca…». Questa mattina in Vaticano presso l’Aula Magna dell’Istituto Patristico Agostinianum, è stato l’intervento del “Piccolo diavolo” Roberto Benigni, («è del tutto qualificato per intervenire alla presentazione del libro del Papa», ha chiarito Padre Lombardi), il pezzo forte della presentazione del libro “Il nome di Dio è misericordia. Conversazione con Andrea Tornielli” di Papa Francesco, edito da Piemme. “Il grande artista toscano”, come l’aveva definito lo stesso Bergoglio durante un’omelia, davanti a una vasta platea, a fianco del moderatore Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, e di don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, ha divertito con la sua incontenibile e trascinante simpatia. «Questa è la mia prima volta in Vaticano in sede ufficiale, mi sentivo lì in questo tavolo l’unico senza collarino, avevo voglia di avere una tonaca anch’io. Ho la vocazione fin da piccino, volevo fare il sacerdote, quando da piccolo mi facevano la classica domanda “cosa vuoi fare da grande?”, io rispondevo sempre “il Papa!”. Tutti ridevano, allora capii che dovevo fare il comico. Quando mi hanno telefonato dicendo: “Sua Santità vorrebbe…” ho detto subito sì senza far finire. Ha bisogno di una guardia svizzera, dell’autista per la Papa mobile? Qualsiasi cosa per questo Papa, non dico mai di no, perché a me piace tanto. Sono emozionato di stare qui nello Stato più piccolo del mondo, con l’uomo più grande del mondo. Non è che si può parlare moderatamente bene del Papa, o se ne parla bene o no. Il Papa è buono, dolce, umile, forte, generoso, è meraviglioso. È un rivoluzionario, come l’ha definito Eugenio Scalfari qui presente», ha proseguito il trascinante Benigni. Nel libro intervista, anzi una conversazione, come ha precisato Padre Lombardi, tra Andrea Tornielli, editorialista e vaticanista del quotidiano La Stampa, coordinatore di Vatican Insider e blogger di Sacri Palazzi, e il Santo Padre, Bergoglio parla della vita, la quale per il Pontefice, spiega Benigni «è conoscenza, amore e una compassione infinita per il dolore che attraversa l’umanità». La Misericordia e il perdono, sono il fulcro della testimonianza di Papa Francesco e ora del suo pontificato, quella Misericordia alla base dell’Anno Santo Straordinario in corso, espressamente voluto dal Papa venuto dalla fine del mondo. «La Misericordia è la giustizia più grande, ce lo dice Francesco», chiarisce Benigni, «non cancella la giustizia, non la abolisce, non la corrompe, va oltre. Del resto un mondo con solo la giustizia sarebbe un mondo freddo, l’uomo ha bisogno non solo di giustizia ma di qualcos’altro, di Misericordia e questo Francesco ce lo fa percepire, perché la Misericordia è la fonte del suo Pontificato e il caposaldo della sua missione». Se quando si ha paura, si esclama “Misericordia!”, Benigni per rendere evidente l’importanza di questo termine cita anche “La Divina Commedia”: «Guarda caso, misericordia è la prima parola pronunciata da Dante nel corso del suo viaggio. La prima parola che rompe il silenzio del buio della “selva oscura”, del peccato e della perdizione, è proprio “Misericordia di me”. Allora, “Miserere di me”, gridai a lui, / “qual che tu sii, od ombra od omo certo!”». Se il Cardinale Parolin aveva sottolineato come nel libro intervista il Santo Padre abbia posto in risalto la valenza della misericordia anche tra i rapporti sociali e nelle relazioni tra gli Stati, molto toccante è risultato l’intervento di un giovane cinese di trent’anni, Zhang Agostino Jianqing, recluso nel carcere di Padova, che ha testimoniato il suo personale percorso di redenzione. Giunto in Italia nel 1997 a 12 anni con il padre per congiungersi con la madre che già viveva e lavorava nel nostro Paese, Zhang si è poi perso per strada, come lui stesso ha raccontato. «Arrivato in Italia, ho studiato un paio di anni, ma a scuola mi annoiavo, così spesso mancavo le lezioni, scappavo dalla scuola all’insaputa dei miei genitori. Anno dopo anno diventavo sempre più cattivo, iniziavo a litigare con i miei genitori perché non mi davano i soldi per potermi divertire». A 19 anni si sono spalancate per il ragazzo le porte del carcere, ma è stato qui che a poco a poco «dentro di me emergeva il desiderio di cambiare in meglio per non fare più soffrire la mia cara mamma. Nasceva in me il desiderio che questa sofferenza si potesse trasformare in felicità» ha continuato nel suo racconto. Nel 2015 «mi sono battezzato, cresimato e ho fatto la prima comunione: tutto in carcere» dove Zhang Agostino Jianqing ha incontrato Gesù. Al termine della presentazione Andrea Tornielli, ha citato come perfetto esempio di Misericordia lo storico abbraccio di Papa Giovanni XXIII al
detenuto di Regina Coeli che si era buttato ai piedi del Pontefice al termine della celebre visita che Papa Roncalli fece nel 1959 nel carcere romano. Infatti ricordando al mondo l’importanza della Misericordia, Bergoglio, per sua stessa ammissione, non fa altro che proseguire nel solco già tracciato dai suoi predecessori. Infatti: «Bisogna entrare nel buio, nella notte che attraversano tanti nostri fratelli. Essere capaci di entrare in contatto con loro, di far sentire la nostra vicinanza, senza lasciarci avvolgere e condizionare da quel buio. Andare verso gli emarginati, verso i peccatori, non significa permettere ai lupi di entrare nel gregge. Significa cercare di raggiungere tutti testimoniando la misericordia, quella che abbiamo sperimentato noi per primi, senza mai cadere nella tentazione di sentirci giusti o i perfetti. Quanto è più viva la consapevolezza della nostra miseria e del nostro peccato, quanto più sperimentiamo l’amore e l’infinita misericordia di Dio su di noi, tanto più siamo capaci di stare di fronte ai tanti “feriti” che incontriamo sulla nostra strada con uno sguardo di accoglienza e di Misericordia».