A proposito di castità. Quella delle monache, ma non solo

Immagine: Simone Martini, Santa Chiara

La scorsa settimana hai parlato di soldi e di povertà. E come la mettiamo allora con la castità? E’ poco attuale la povertà, ma la castità lo è ancora di meno. Quindi la domanda diventa ancora più urgente: che senso ha che delle donne, che sono anzitutto donne, e poi potenziali madri e spose, rinuncino a tutto questo? Non solo, ma avete la sensazione che le vostre ragioni, anche se molto evangeliche, siano capite? E se non sono capite la vostra testimonianza per chi è? Alice.

ANCHE LE MONACHE SONO SPOSE E MADRI

Comprendo i tuoi interrogativi, cara Alice; il voto di castità è poco capito; ciò nonostante noi lo professiamo, cercando di viverlo con passione e consapevolezza. Innanzitutto oso rispondere che con il voto di castità non abbiamo rinunciato al nostro essere donne, spose e madri, ma abbiamo scelto di viverle secondo una logica diversa, quella della radicalità. Niente è escluso dalla nostra relazione con il Signore: gli affetti, il corpo, la sessualità, la nostra capacità di generare, la passione per la vita…, tutto ne è totalmente coinvolto. Che senso avrebbe, altrimenti, seguire il Signore Gesù? Saremmo veramente povere donne, mancanti di ciò che dà pienezza all’esistenza umana! L’appartenenza totale ed esclusiva al Signore, scelto come ricchezza a sufficienza, il bene, ogni bene, il sommo bene ci rende donne appassionate nel desiderare il suo amore e nell’accoglierlo, per riversarlo, a piene mani, sulle sorelle e sui fratelli che la vita ci pone accanto, sull’umanità sofferente, su coloro che, provati dalla vita, non riescono più ad amare. Con la castità consacrata, infatti, ogni sorella, impara ad amare come Dio stesso ama: liberamente, gratuitamente, nella verità e nel dono totale e sincero di sé. La verginità, infatti, non è primariamente una rinuncia all’amore o una rimozione del grande e profondo desiderio di essere sposa e madre, non è nemmeno deresponsabilità nel generare vita, ma è scelta libera e generosa per amare meglio e di più, in una fecondità che non è generativa fisicamente, ma nella fede.

NOI E GESÙ, UNA RELAZIONE TOTALIZZANTE

La relazione con il Signore Gesù è totalizzante e abbraccia le sfere più profonde della nostra interiorità e della nostra intimità. Guai se non fosse così! Ascolta quanto la nostra madre santa Chiara scrive a sant’Agnese d’Assisi: “Avete preferito con tutta l’anima e con tutto il trasporto del cuore abbracciare la santissima povertà e le privazioni del corpo, per donarvi ad uno Sposo di ancor più nobile origine, al Signore Gesù Cristo, il quale custodirà sempre immacolata e intatta la vostra verginità. Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine. Poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza è più seducente, il suo amore più dolce ed ogni suo favore più fine. Ormai stretta nell’amplesso di Lui, Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro, inciso col simbolo della santità” (1 Lett.).

QUANDO IL CUORE E IL CORPO GRIDANO

Come una fiamma, il dono della verginità consacrata ha bisogno di essere continuamente alimentato dalla fede e dalla carità personale, pena il rischio grande e reale di spegnersi, trasformandosi, nostro malgrado, in acidità e rigidità verso se stessi, i fratelli e, ahimè, anche verso Dio. Da parte nostra, quindi, è necessario coltivare l’intima familiarità di Lui: più si conosce il suo amore, infatti, più ci si arrende; soltanto una forte esperienza affettiva del Signore, conosciuto nella nostra “carne” e nella nostra vita, è in grado di giustificare la nostra scelta verginale e di sostenerla nei momenti più faticosi, quando il corpo e il cuore gridano dentro di noi. È ancora la nostra madre santa Chiara ad ammaestrarci: “Contempla ancora le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, e grida con tutto l’ardore del tuo desiderio e del tuo amore: Attirami a te, o celeste Sposo! Dietro a te correremo attratti dalla dolcezza del tuo profumo. Correrò, senza stancarmi mai, finché tu mi introduca nella tua cella inebriante Allora la tua sinistra passi sotto il mio capo e la tua destra mi abbraccerà deliziosamente e tu mi bacerai bacio della tua bocca” (4 Lett.).
Questa è la testimonianza della nostra madre santa Chiara, donna appassionata che ha fatto della sua vita un dono d’amore a Dio, alle sorelle e all’umanità. Questa è la scelta che ogni consacrata rinnova giorno per giorno nella consapevolezza di essere per grazia, nella Chiesa e per il mondo, un piccolo, ma eloquente “segno dei beni celesti e un richiamo di quella mirabile unione operata da Dio e che si manifesterà pienamente nel secolo futuro” (cfr. Perfectae Caritatis).

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