Andare in vacanza per dimenticare. Oppure per ricordare meglio

Molta gente parte per le vacanze. Parte mentre arrivano notizie di terrorismi in molte parti del mondo. Che senso ha fare vacanze? È per dimenticare o per ricordare meglio? Antonella.

Cara Antonella, le notizie ci raggiungono e ci lasciano sgomenti, dolenti di fronte a tanta ferocia disumana. La globalizzazione del terrore entra nelle nostre case, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e in quelli dello svago. Sì, mentre tanti fratelli e sorelle muoiono per la cieca violenza e partono dai loro cari in modo drammatico, altri decidono di concedersi uno spazio per rinsaldare i vincoli familiari, per riposare e svagarsi. È difficile dire se si parte per dimenticare o ricordare meglio; forse semplicemente per prendere le distanze dalla durezza del quotidiano, da una vita per molti divenuta difficile per la precarietà del lavoro, per la complessità dell’abitare l’esistenza, per riservarsi uno spazio più vivibile lontano dalla frenesia di tutti i giorni.

CON CHE CUORE SI VA IN VACANZA. DOV’È L’UOMO?

Dopo le reazioni immediate alle notizie degli attentati, qualcuno volterà facilmente  pagina e continuerà il proprio cammino come se non fosse accaduto nulla; altri partiranno con il timore e l’insicurezza che la violenza lascia nei cuori e nelle menti, accogliendo quanto la vita riserverà loro nello scorrere dei giorni. Davanti alla violenza cieca che non indietreggia di fronte a nulla e non si lascia intimorire o frenare nemmeno dai volti indifesi e innocenti dei bambini, ci chiediamo dov’è l’uomo? La domanda rimane aperta e possiamo lasciarla sospesa per quanti si godono un meritato riposo, ma non  dobbiamo lasciarla cadere. Gli eventi terribili del ventesimo secolo  non sono stati sufficienti a cambiare i cuori e aprirli a una umanizzazione. Sono cambiate le bandiere, i simboli, i territori, ma la crudeltà è la stessa: si maschera dietro presunte religioni che hanno bisogno di uomini e donne che assolvano, senza riflettere, a comandi e azioni disumane.  Tutto continua ad accadere senza che nessuno, possa o voglia, mettere fine a questa guerra “mondiale”, come l’ha definita Papa Francesco.

SI È PERSA LA MEMORIA

È  venuta meno la memoria storica del passato, si è concentrati sul presente e non si ha   speranza per il futuro.  La Scrittura ci esorta continuamente  a ricordare il cammino fatto,  quanto il Signore ha compiuto, per non dimenticare  le conquiste, ma anche le ferite e non rifare gli errori del passato. Fare memoria per non anestetizzare le coscienze e fare finta che nulla accada, che la responsabilità sia sempre degli altri, per ricordarci che  il tempo del riposo può divenire un ambito privilegiato per riflettere e purificare la memoria, per ricordare il bene compiuto e il male commesso nei propri territori quotidiani, familiari e comunitari, in quelle azioni a volte così nascoste che nessuno vede, ma che immettono il male nel mondo. Trovare uno spazio interiore ed esteriore per  riconoscere i doni ricevuti, anche quello di vivere in un luogo e in un clima  di pace, per avere una memoria grata e riconoscente che si fa restituzione in una convivenza più riconciliata, i una educazione alla convivenza e all’accettazione di ogni  diversità. Uscire dal quotidiano, per ritornarci in un modo nuovo. Prendersi uno spazio per gustare la bellezza, ritrovare un rapporto buono con la creazione,  coltivare la dimensione del silenzio, della scoperta rinnovata della propria interiorità per ritrovare l’unità interiore,  dare un senso nuovo alla propria esistenza, ravvivare o ritrovare il rapporto con Dio, il Dio di Gesù Cristo.

ATTRAVERSARE LA VITA IN MODO DIVERSO

Tutto questo non cambia le sorti del mondo, non interviene nelle complesse dinamiche politiche, sociali ed economiche, ma cambia il modo di stare ed attraversare la vita, di intessere reti di prossimità che dal basso diventano segni per tutti. Sono testimonianze che dicono che è possibile vivere in maniera diversa e costruire un mondo pacificato frutto del cambiamento interiore, di uno sguardo nuovo su di sé e sul mondo. È interrompere quella catena di indifferenza  o connivenza col male che coinvolge tutti,  rinchiude  per paura nelle proprie sicurezze escludendo i fratelli. La scommessa non è dare soluzioni certe, ma dare vita a processi di cambiamento, possibilità nuove, aprire orizzonti impensati. La storia farà il suo corso, giudicherà mandanti e carnefici, troverà strategie e soluzioni… a tutti gli uomini e le donne di buona volontà,  l’invito ad amare e abbracciare la storia, a soffrire là dove i nostri fratelli in umanità soffrono,  a interessarsi delle cose di tutti,  di quella città terrena preludio della Gerusalemme celeste nella quale ci ritroveremo. Scrutare gli orizzonti della nostra vita e del nostro tempo in vigile veglia. Scrutare nella notte per riconoscere il fuoco che illumina e guida, scrutare il cielo per riconoscere i segni forieri di benedizioni per le nostre aridità. Vegliare vigilanti e intercedere, saldi nella fede.

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