Quattro cardinali scrivono al Papa. Inquietante non che scrivano, ma per quello che scrivono

“La Chiesa esiste solo come strumento per comunicare agli uomini il disegno misericordioso di Dio. Al Concilio la Chiesa ha sentito la responsabilità di essere nel mondo come segno vivo dell’amore del Padre. Con la Lumen Gentium è risalita alle sorgenti della sua natura, al Vangelo. Questo sposta l’asse della concezione cristiana da un certo legalismo, che può essere ideologico, alla Persona di Dio che si è fatto misericordia nell’incarnazione del Figlio. Alcuni – pensi a certe repliche ad Amoris Laetitia – continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere”.

Cosi papa Francesco nella bella intervista rilasciata nei giorni scorsi a Stefania Falasca, giornalista di Avvenire risponde all’iniziativa, clamorosa per alcuni versi, di quattro cardinali che hanno scritto una lettera, che doveva essere privata, in cui esprimono forti dubbi teologici di correttezza magisteriale sull’Esortazione pontificia Amoris Laetitia, pubblicata dopo il Sinodo della Famiglia dell’anno scorso.

“Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli”

I quattro hanno deciso di rendere pubblico il documento consegnato all’ex Sant’Uffizio perché non hanno ricevuto risposta. “Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione – scrivono i quattro porporati – in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di Amoris laetitia. La grande Tradizione della Chiesa ci insegna che la via d’uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione. “Il Santo Padre – si legge ancora nella lettera – ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa. E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione.”

Premessa. Ogni dubbio e ogni confronto è legittimo. Lo ribadivo anche in stagioni ecclesiali nelle quali tutto questo era molto più difficile e complicato. Stagioni nelle quali imperavano le parole d’ordine e ogni diversità di accento era vista e bollata come dissenso tout court. Dunque non mi spaventa che qualcuno, anche nomi illustri del collegio cardinalizio, cominci a coltivare dubbi e a cercare il confronto dentro la comunità ecclesiale. Magari l’avesse fatto anche prima!

I cardinali – pochi per fortuna – che hanno perso il legame con il bene

Ai dubbi dei cardinali – relativi il capitolo ottavo dell’esortazione dedicato all’accompagnamento delle famiglie ferite e al discernimento – risponde Andrea Grillo dal suo blog. Il noto liturgista evidenzia alcune certezze. La prima è che nella Chiesa cattolica, a causa di una vicenda storica complessa, ma della quale – scrive Grillo “avrebbero dovuto accorgersi da tempo anche questi Signori Cardinali, può accadere che si parli un linguaggio che non ha più alcun riferimento alla realtà. Si può parlare di soggetti sposati davanti alla legge come se vivessero “more uxorio” e di “atti intrinsecamente negativi” come se fossero fuori dalla storia. Alla radice di questo disagio sta una mancanza di riconoscimento della realtà e una radicale pretesa di autosufficienza. A nulla vale la esperienza: si è imparato a nascondersi dietro la corazza di una “scienza triste”, identificata con il Vangelo, e ci si atteggia a “difensori del bene delle anime”. Ma si è perso il legame tanto con le anime quanto con il bene.” La seconda è che non si può più usare e pretendere che la Scrittura e la Tradizione siano al servizio delle operazioni di “immunizzazione del reale”, come troppo spesso invece è accaduto in un tempo non troppo lontano.

Temono gli ospedali da campo

La terza è la consapevolezza che da ormai sette mesi è iniziata la strada di una recezione ricca e complessa di Amoris Laetitia. I pastori che hanno a cuore il bene dei loro fedeli conoscono la strada, si sono messi in cammino: qualcuno davanti al popolo, per incitare alla marcia; qualcuno in mezzo al popolo, per tenere bene la andatura comune; qualcuno nelle retrovie, a custodire quelli col passo più lento. I pastori sanno dove stare. “I cardinali – sostiene il liturgista – “che salgono al primo piano, si mettono alla finestra e cercano in qualche modo di far rientrare la Chiesa in uscita, temono gli ospedali da campo, rifuggono i campi profughi. Salgono alla finestra e si dicono “dove andremo a finire?”. E l’unica risposta è “Bisogna finire di andare”. Stare fermi. Sordi. Immuni. Lontani. Indifferenti. Con un sentimento di infinita differenza dal mondo estraneo. Ma anzitutto da Francesco, papa strano. Che spuzza di vita. E che osa non subordinare il Vangelo alla legge.”

Resta come ridire il Vangelo all’uomo di oggi

Insomma, quello che è in gioco è, ancora una volta, come ridire il Vangelo all’uomo di oggi. Papa Francesco continua a sostenere che la dottrina non deve e non può mai essere fredda e distante, perfetta in se stessa ma lontana dalla realtà delle persone, perché deve avere una natura e una finalità pastorale. Raccomanda che le persone non siano rese schiave da una legge che, nella sua pretesa obiettività, non sa fare i conti con le situazioni soggettive, ricorda che la misericordia non è contraria alla giustizia, non è buonismo o sentimentalismo, ma è un andare oltre la giustizia con il perdono. E continua a dire che tutto questo non è sua parola. È parola di Vangelo. Perché sappia di nuovo parlare, con verità e carità, all’uomo concreto. Alla faccia dei nuovi farisei.

Post scriptum. Per la cronaca i quattro cardinali citati nell’articolo sono Walter Brandmüller, già presidente del Pontificio comitato di scienze storiche; Raymond L. Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, e gli arcivescovi emeriti Carlo Caffarra (Bologna) e Joachim Meisner (Colonia) (Redazione).