Perché i parroci “devono” dimettersi. Le ragioni di una legge

Perché i parroci “devono” dimettersi? La legge è di tipo “pastorale”, cioè ha a che fare con la concreta gestione della Chiesa. Fino agli anni ’70 i parroci erano “inamovibili”. Una volta nominati, restavano nella stessa parrocchia fino alla morte. Per rimuoverli il vescovo doveva o ottenere l’assenso dell’interessato o fargli un processo, appellandosi a Roma. Ma, per vincere il processo, il vescovo doveva avere gravi argomenti dalla sua parte e, se questi argomenti non c’erano, Roma, di solito, dava ragione al parroco.

I motivi che hanno fatto maturare la nuova prassi sono facilmente intuibili. Quando una persona resta per decenni nello stesso posto tende a “sedersi”, cioè a interpretare in termini conservatori il proprio compito. Con il rischio, estremo certo ma non impossibile, di arrivare a vedere la parrocchia in funzione di sé più che sé in funzione della parrocchia. In altre parole, diventa problematica la nozione e la prassi stessa del servizio.

Accanto a questa ragione di fondo ci sono ragioni che hanno rapporto con la gestione d’insieme di una diocesi. Se le 389 parrocchie della diocesi fossero, per ipotesi, rette tutte da parroci “inamovibili”, la mobilità del personale ecclesiastico sarebbe molto ridotta, limitata a pensionamenti e morti. Con le situazioni di disagio di parroci verso le parrocchie o viceversa affidati alla semplice buona volontà dei singoli. Avremmo una Chiesa bloccata in una società che corre.

Alla base della norma c’è una visione ben precisa del compito pastorale dei sacerdoti: sono guide che accompagnano la comunità, l’aiutano a crescere, la conducono ove è possibile a “governarsi da sola”. La loro missione è insomma affiancare i carismi per il tratto di vita che sono chiamati a condividere, dando il massimo per quel periodo, sapendo che poi la lasceranno.

Certo la legge è un po’ schematica. Ma la legge o è schematica o non è. Anche per questa legge vale l’adagio: dura lex sed lex. Per questo è previsto che il vescovo, con le sue eventuali decisioni, possa in parte almeno, temperarne le durezze. Poi toccherà al tempo e all’esperienza dire se e come la cosa funziona.

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