Il Papa non dà sentenze, ma stimoli

È noto che molti cattolici, tra cui perfino quattro Cardinali, criticano Papa Francesco, perché, a loro dire, getterebbe confusione nel pensare e nell’agire cristiano. Ultimamente, le obbiezioni che gli son fatte riguardano un po’ tutto il suo dire e il suo fare. In modo speciale, però, si riferiscono al documento “Amoris lætitia”. Fermiamoci perciò a riflettere un momento proprio su queste obbiezioni. Si vedrà che ciò può aiutare a trovare la chiave di soluzione anche per tutte le altre prese di posizione di Papa Francesco, che, stando ai suoi critici, ingenerano delle perplessità.

Una prima evidenza. Ascoltiamo il Papa

È evidentissimo che Francesco si astiene volentieri dal dare ai suoi discorsi un’impostazione definitoria di tipo dogmatico e, quindi, giuridicamente impegnativo. Come si sa, l’Amoris Lætitia è l’Esortazione Apostolica post-sinodale. Quindi si tratta di un documento canonicamente pesante. Eppure il Papa dice esplicitamente d’aver raccolto i contributi dei due recenti Sinodi sulla famiglia e alcune altre considerazioni sue, per “orientare la riflessione, il dialogo e la prassi pastorale“. E, alla fine dell’Esortazione, al n. 300 ne precisa chiaramente la “nota teologica”.

Se si tien conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete, è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi.

È qui che certi “nostalgici” pensano che Papa Francesco venga meno al suo mandato di maestro “ex-cathedra”. Ma è proprio il parlare dogmatico che egli cerca di evitare, perché esso porta troppo facilmente a una cristallizzazione del discorso morale e alla fissità nella prassi. Per questo, allo stesso n. 300, il Papa insiste:

È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari.

A riguardo dell’ammissione dei divorziati alla Comunione

Il Papa, sintetizzando il pensiero dei padri sinodali, a riguardo, ad es., del problema della Comunione ai divorziati, si astiene dal definire la questione autoritativamente, con una specie di amnistia assolutoria. Sarebbe estremamente diseducativo e disimpegnante sia per i penitenti che per gli stessi confessori. Il Papa perciò afferma che

I presbiteri hanno il compito di accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo

Esattamente quello che nei due Sinodi era stato chiamato “cammino penitenziale“!

E, sempre nel n. 300 dell’Esortazione, il Papa dà alcune linee concrete di questo cammino:

In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio.

Anche solo da questo si capisce che l’ammissione dei divorziati alla Comunione non potrà mai esser presa come uno sbrigativo e facilone colpo di spugna.

Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere.

Il Papa stimola al discernimento

Il Papa però ci tiene a dire che

questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa.

Stiano calmi perciò i detrattori di Francesco. La verità della fede sta a cuore anche a lui. Ma, oltre ai discorsi ex-cathedra, egli ama molto anche i discorsi ex-fenestra, che iniziano familiarmente con “Buon giorno” e terminano con “Buon pranzo”. E va ribadito che egli fa così non per disimpegno magisteriale, bensì per spingere alla ricerca pastorale. Ma perché questo avvenga, sono

necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio… per evitare il grave rischio di messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente “eccezioni”, o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori.

Diciamocelo forte: un Papa così, come Francesco, è davvero un grande regalo della Provvidenza!

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