I cardinali italiani “elettori” sono solo una ventina. Parola di impiegato di curia. Discutibile

Un mio amico che lavora in curia a Roma lamentava, in un recente incontro con me, il fatto che il Papa abbia ridotto il numero dei cardinali italiani a “soli” ventiquattro. Gli ho fatto notare che secondo me sono ancora troppi. Ma lui non era d’accordo, ovviamente. Non ti sembra che in questo modo di ragionare che ci sia una idea distorta di Chiesa? Don Angelo.

Condivido quanto affermi, caro don Angelo, anche se, credo che tale distorsione sia frutto di una serie di condizionamenti storici e sociali, dei quale si fatica a liberarsi! Nonostante le riforme avvenute negli ultimi decenni fino alle scelte operate dal papa Francesco, il numero dei cardinali italiani elettori appare decisamente sproporzionato rispetto a quello di altri paesi. Comprendo, tuttavia, che gli elementi storici non si eliminano con un “colpo di spugna”. Nonostante la promulgazione di nuove leggi e riforme, infatti, si sperimenta ancora tanta resistenza.

La Chiesa non appartiene all’Italia

La Chiesa non appartiene all’Italia per il semplice fatto che il Vaticano è nel cuore della nostra penisola e della nostra capitale!
Forse, per troppo tempo si è pensato così, giungendo a far coincidere i suoi “confini” con quelli italiani, o al massimo, con quelli europei.
La Chiesa è il popolo di Dio diffuso su tutta la terra. Camminando nel tempo e nella storia, essa annuncia e testimonia il Vangelo sino ai confini del mondo. A lei appartengono tutte le genti, da un confine all’altro del mondo. Il suo annuncio è rivolto a tutti i popoli di ogni lingua, di ogni nazione e cultura, secondo il mandato di Gesù ai suoi discepoli, prima di salire in cielo dopo la risurrezione.

Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura (Mc. 16, 15).

Nessuna nazione e nessun popolo può arrogarsi il diritto di appropriarsi della Chiesa e di avere il monopolio nel suo governo.

Tutte le Chiese al servizio della Chiesa

Il santo Padre e i suoi coadiutori devono necessariamente sentirsi a servizio di tutto il popolo di Dio, anche di quelle porzioni di Chiesa situati negli sperduti villaggi delle Ande o tra i deserti dell’Africa. È lodevole, perciò, che ogni razza e ogni lingua siano rappresentate tra i più stretti collaboratori del Vescovo di Roma e nei dicasteri, e che tutte le Chiese sparse nel mondo collaborino, con le proprie peculiarità, al suo governo. Nel cuore del santo Padre, ogni suo figlio trova un posto privilegiato, ogni popolo la sua vicinanza, ogni cultura rispetto e valorizzazione.
La comunità dei credenti in Cristo non cede, perciò, a nessun nazionalismo e a nessun populismo.

La Chiesa, infatti, non è semplicemente un’istituzione umana, al pari di uno stato o di un’organizzazione, ma spirituale. Le sue origini, perciò, sono in Dio. Essa cammina nel mondo. Ma non appartiene al mondo e non si assoggetta alla sua mentalità nel giudicare, nel pensare e nel deliberare. È pienamente inserita nella storia. Ma affronta le sfide proprie di ogni tempo secondo Dio, affinché il disegno di bene e di vita possa divenire realtà per tutti gli uomini.
Ringraziamo la provvidenza divina per il dono di papa Francesco e di coloro che lo hanno preceduto. Accompagniamo le sue riforme con la conversione di noi stessi e delle nostre idee spesso distorte e condizionate da valori che con il Vangelo non hanno nulla a che fare.