Papa Francesco e Trump. Due punti di vista diversi. Molto diversi

Si sono incontrati, in questi giorni, due personaggi assai sanguigni, che si trovano ai vertici di due potenze mondiali. Francesco è un leader mondiale, ma senza legioni. Trump ne ha parecchie, le più potenti al mondo. Il loro sguardo sul mondo non potrebbe essere più divergente.

Il punto di vista “largo” di Papa Francesco

Il mondo di Francesco è l’intero pianeta, abitato dagli uomini. Al loro destino globale, al di qua e al di là di ogni frontiera, va il pensiero del Papa. Un destino è incerto, scolpito nella nota affermazione: “È in corso la terza guerra mondiale a pezzi”. È stata considerata da parecchi commentatori e leader del mondo come una boutade moralistica, priva di basi analitiche e geo-strategiche. In realtà, l’orizzonte dello sguardo dipende da dove si è seduti. Il mondo visto dall’interno di ogni frontiera è necessariamente più piccolo di quello visto dal di sopra. Il globalismo papale è stato più volte attaccato violentemente da quanti non vedono che la propria frontiera e la difendono contro le migrazioni, il meticciato culturale, i sommovimenti che arrivano fin sotto le mura della Città. Eppure il Cristianesimo, da quando si è staccato dalla concezione ebraica del Dio etnico, del “Dio del mio popolo”, del “Dio con noi” – concezione che l’Islam ha ripreso dall’Ebraismo – ha affermato che Dio è il Dio di tutti gli uomini. Questa è la proiezione teologica più audace e radicale dell’universalità dell’umanità. La stessa Chiesa è stata infedele rispetto a questo messaggio. La storia europea ha spesso innalzato i vessilli cristiani contro altri cristiani e contro i non-cristiani. Erasmo da Rotterdam ha dedicato un libro: “Il lamento della pace” nel 1517 –  anno delle 95 Tesi che, secondo una consolidata leggenda, Lutero avrebbe affisso alla cattedrale di Wittenberg – alla denuncia del tradimento della Croce da parte della Chiesa:

Ormai i sacerdoti seguono persino le armate, i vescovi le comandano, abbandonando le loro chiese per occuparsi degli affari di Bellona…Tu fai perire con la croce chi dalla croce fu salvato?.

Con la fine della seconda guerra mondiale, a partire dal Messaggio radiofonico di natale di Pio XII nel 1944, la Chiesa ha raggiunto dottrinalmente la sua dimensione universale mondiale. Benchè talora la collocazione internazionale della Chiesa sia stata determinata più dall’attenzione alla condizione dei Cristiani in pericolo – per esempio, “il silenzio” di Pio XII sugli Ebrei in Germania negli anni di Hitler o  l’opposizione di Papa Giovanni Paolo II all’intervento americano in Iraq – sempre di più la Chiesa, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, si è posta quale “difensore civico” dell’umanità al cospetto delle potenze di questo mondo. La Chiesa maestra di umanità, scrisse Paolo VI. Mankind first!

Trump e le sue idee – confuse – su guerra e pace

Papa Francesco si è trovato di fronte Donald Trump, che ha vinto una campagna presidenziale con la parola d’ordine: America first. Il che è perfettamente normale e democratico, si intende!. Il Presidente americano non viene eletto dall’umanità, ma dalla maggioranza degli Americani. Ma le prime mosse sullo scacchiere internazionale e, in particolare, in Medioriente, appaiono confuse e dense di rischi mondiali. Non che le Presidenze americane siano state particolarmente lungimiranti in quest’area cruciale del mondo. Tramontata l’illusione di Bush jr. di esportare la democrazia liberale con le armi, malamente fallito l’appoggio di Obama alla cosiddette “primavere arabe”, Trump si è ridotto a esportare armi. Ma, ciò che è peggio, ha accentuato l’alleanza militare e ideologica con la maggior potenza sunnita, l’Arabia saudita, dove il wahabismo – una versione particolarmente feroce e integralista dell’Islamismo sunnita – ha il controllo ideologico del Paese. Peggio: è stato la placenta del terrorismo, anche sul piano finanziario.

Papa Francesco difensore dell’umanità

L’alleanza filo-sunnita degli Usa contro l’Iran sciita, imputato di essere il mandante del terrorismo internazionale – che invece ha matrici sunnite, l’appoggio alla destra israeliana in funzione antipalestinese –che fine ha fatto il programma di Camp David: due popoli, due stati? – rischiano di accendere micce corte nel Medioriente. Che delle tragedie finora occorse i Cristiani abbiano pagato un prezzo altissimo, fino a rischiare lo sradicamento, pare essere un inevitabile effetto collaterale per Trump, che pure ama presentarsi come novello Defensor fidei.

Quanto a Francesco, è certamente preoccupato per questa parte del suo gregge, ma ancora di più – ed è la potenza del suo messaggio controcorrente – per milioni di esseri umani esposti alla guerra, alla fame, all’emigrazione non voluta. Sta, neppure tanto implicito, l’invito ad un governo multilaterale del mondo. Un governo dal punto di vista di una sola superpotenza è destinato a generare guerre. A questa difesa dell’umanità appartiene anche il dono di Francesco a Trump delle Encicliche, tra cui quella sull’ambiente “Laudato sii”. Giacché non si tratta, come qualcuno ha accusato, di una subalternità alla New Age che fiorisce nelle società opulente, ma della percezione realistica che la distruzione della natura porta alla distruzione di chi la abita. Francesco non dispone di legioni, non elabora strategie geopolitiche, ma i mille punti di ascolto della condizione dei popoli lo obbligano ad una critica costante delle strategie esistenti, in nome del destino dell’umanità. C’è qualcun altro che se ne occupa?!