I preti della diocesi di Bergamo in assemblea. Argomento: i giovani. Navigazione a vista

Quando arriva un’ assemblea diocesana del clero, un tenace modo di pensare ritiene che sia arrivato il momento delle grandi notizie, delle decisioni prese in alto e comunicate in basso, degli indirizzi da prendere… Insomma qualche cosa di importante, di decisivo. D’altra parte, a che servirebbe chiamare a raccolta tutti i preti se non accade nulla o se non ci sono notizie toste da gustarsi?

Probabilmente non si esagera se si dice “nulla di tutto questo” nell’ assemblea che ha avuto luogo lo scorso giovedì 8 giugno in seminario. Argomento centrale: i giovani. Se ne parlerà lungo nei prossimi tre anni, nella diocesi di Bergamo. Se ne parlerà anche nel sinodo dei vescovi convocato da Papa Francesco.

Il vescovo, nella sua relazione, ha dato alcune cifre. I giovani venti-trentenni, a Bergamo, sono circa 110.000. Di questi 10.000 circa sono presenti in vario modo nelle comunità cristiane, 2.000 frequentano gli oratori, 2.000 sono nelle diverse associazioni ecclesiali. Per il prossimo anno pastorale il vescovo ha indicato tre domande che fanno riferimento al primo capitolo del vangelo di Giovanni dove si descrive l’incontro di Gesù con i primi discepoli: “Che cosa cercate?”; “Maestro, dove dimori?”; “Venite e vedrete”.

Alla relazione del vescovo ha fatto seguito un dibattito con l’intervento da parte di diversi preti presenti.

Un paio di semplici sensazioni, rigorosamente soggettive. Il mondo giovani è un mondo provocatorio e decisivo. Mondo vicino perché sono “i nostri” giovani. Ma lontano perché aumenta l’indifferenza giovanile nei riguardi del messaggio evangelico. E, dall’altra parte, la Chiesa stessa sembra trovare grandi difficoltà a parlare a quel mondo.

L’estraneità del giovani alla Chiesa (relativa, certo: 10.000 giovani sono tanti, ma sono pochi rispetto ai 110.000) obbliga la Chiesa ad abbandonare sogni di onnipotenza e a regolare umilmente il suo messaggio sulla lunghezza d’onda dei destinatari. I giovani soprattutto, dunque, obbligano la Chiesa a prendere atto che deve porsi in atteggiamento di ascolto e di servizio. È l’unica strada da battere. Altrimenti la Chiesa non solo mette fuori gioco se stessa, ma mette fuori gioco il vangelo.

Il dibattito che è seguito ha visto parlare di tutto e di più. A riprova che il mondo giovani è un campo di incontro esemplare per la Chiesa, che i preti lo affrontano con passione. Ma a riprova anche che è difficile decidere il da farsi. Nel mondo giovani, infatti, c’è di tutto ed è molto difficile scegliere: i programmi pastorali diventano complicati. Sarà un navigare a vista, per permettere di vedere bene dove si va e per permettere anche, a chi eventualmente lo voglia, di salire a bordo. Navigazione difficile, dunque, sia perché non si riesce a definire bene da dove partire e tanto meno si riesce a prevedere dove arrivare.