Educatori ado. Preziosi. E difficili da trovare

Educatori di Telgate, in una gita a Montecarlo

Ogni estate, c’è un impegno decisivo che attende noi curati: l’individuazione e l’ingaggio degli educatori adolescenti.

Questa figura dell’ “educatore ado” è di primaria importanza per la vita dei nostri oratori. La mia percezione è che la scelta dei profili che possano assumere questa responsabilità educativa sia decisiva, perché la posta in gioco è alta.

La rivoluzione dell’adolescenza

Lo sappiamo tutti, non è facile stare con gli adolescenti in modo educativo, non lo è mai stato e non lo sarà mai: in questa fascia di età, i ragazzi si trovano a vivere dapprima una sorta di decostruzione della realtà, poi una riconfigurazione della stessa che passa attraverso l’interiorizzazione di valori, la strutturazione della propria identità e la formazione del carattere.

Questi passaggi, già di per sè impegnativi, sono vissuti oggi in un mondo caratterizzato dalla vorticosità dei cambiamenti su molteplici livelli: sociale, culturale, umano, ecc. Basti pensare, a titolo esemplificativo, alla mancanza, oggi, di un universo di valori condivisi: perfino su quelli fondamentali, i cosiddetti “valori non negoziabili”, stanno nascendo dubbi e tensioni. Accompagnare chi sta cercando la sua strada in un tempo così delineato non è affatto un gioco.

Prima caratteristica dell’educatore: stabilità

Da parte mia, vorrei soltanto accennare a quali criteri faccio riferimento quando giunge il periodo della ricerca di queste risorse volontarie. In primis, guardo alla vita della persona. I perfetti non esistono (grazie a Dio!), io sono il primo a non esserlo, tuttavia esiste chi fa delle scelte di vita e di professione e le porta avanti con serietà. L’educatore per me deve avere questa caratteristica: una stabilità sia a livello personale e affettivo, sia lavorativo. L’adolescente necessita di persone che con la loro vita abbiano qualcosa da trasmettere: vedere un giovane che vive seriamente il suo fidanzamento, che affronta con impegno gli studi universitari o lavorativi è già un buon punto di partenza per l’efficacia della figura educativa.

Seconda caratteristica: imparare la difficile arte dell’educare

In secondo luogo, chiedo la disponibilità ad imparare la difficile arte dell’educazione. L’educatore degli adolescenti non si riduce all’animatore che gioca e scherza con loro. È di estrema importanza che la figura educativa sia capace di mantenere le giuste distanze dai suoi ragazzi (“asimmetria di relazione”, direbbero i pedagogisti), distanze che non traducono disinteresse, ma capacità di obiettività negli interventi, che talvolta rendono necessari anche richiami forti e dei “no” indispensabili alla crescita umana dei ragazzi. Un educatore “amico”degli adolescenti, come del resto un genitore che si relazionasse così con il figlio, sarebbe non soltanto inadeguato, ma a volte addirittura dannoso.

Terza caratteristica: apertura alla fede

Ultima caratteristica, non certo per importanza, è l’apertura al cammino di fede. Il desiderio di approfondire la propria fede, accompagnando anche i ragazzi in questo impegno che spesso incontra rifiuto, resistenze e fatiche, è imprescindibile. Se l’oratorio è l’espressione della cura della Chiesa per le giovani generazioni, i suoi educatori devono essere disponibili a mettersi in gioco nella sequela di Colui che costituisce la verità e il senso della vita di tutti.