Anno di oratorio concluso. Anzi no. A proposito di calendario e di programmazione

Il calendario delle parrocchie di Grumello e Telgate (particolare)

Il mio parroco mi  comunica un ordine perentorio

Venerdì. Fuori dalla casa nella quale mi trovo con gli ado di Grumello in Valle d’Aosta ci sono zero gradi. Il telefono prende solo in qualche angolino della casa: posso solo ricevere messaggi e rispondere, le chiamate saltano. Arriva un sms di don Angelo, il mio parroco di Grumello. “Buongiorno! Spero il gelo sia passato e stiate tutti bene. Ti raccomando una cosa: controlla l’agenda! Quando arrivi a casa la prima cosa che devi fare, prima ancora di andare in bagno, sarà quella di sistemarla sul pc! Mi raccomando! Ciao!”.

Sorrido, e rifletto. A freddo (in tutti i sensi…) mi viene da pensare che non sono ancora tornato dal campo ado che conclude l’anno di Oratorio, sto aspettando di fare qualche giorno a casa con la mia famiglia per riposare un po’… e già urge di completare l’agenda prevedendo il da farsi fino ad agosto 2018! Sorseggio il the caldo preparato da Barbara e Antonio, i miei cuochi che mi fanno anche un po’ da genitori in gita.

Gli ado, infreddoliti e assonnati, gironzolano per la casa chiedendo a chi incontrano “cosa facciamo adesso? Piove…”. Bella domanda, “che cosa facciamo?”. Mi rendo conto che l’agenda pastorale è non soltanto essenziale, ma addirittura imprescindibile.

Eppure l’agenda pastorale è una necessità

Questo strumento, con tre colonne, una per Grumello, una per Telgate, una per gli impegni vicariali/diocesani, è per me compagno di viaggio in ogni mio spostamento. Del resto, la cura pastorale, per essere realmente “cura”, non può essere improvvisata, ma necessita di una seria programmazione. Certo, non è facile predisporre tutti gli impegni di due parrocchie e due oratori.

A volte, nel lavorare sul testo gli occhi si incrociano e devo alzarmi un attimo prima di riprendere il lavoro alla tastiera, ma è un impegno che, se svolto adeguatamente, agevola molto il lavoro durante l’anno.

Il calendario è la condizione per dare spazio a quello che non è nel calendario

Per quale motivo? Direi così: perché il calendarizzato lascia spazi aperti a tutto il non calendarizzabile, che è importante almeno quanto ciò che è fissato in agenda.

Mi spiego in termini pratici. L’avere un programma serio delle attività non è finalizzato a ridurre la propria giornata soltanto a quanto previsto, ma rende possibile il concedere tempo adeguato a ciò che non si può prevedere. Penso alla mamma che chiede colloquio perché il figlio frequenta brutte compagnie, al papà che fatica ad arrivare alla fine del mese con lo stipendio ed ha bisogno di una mano, al volontario stanco che ha bisogno di una parola buona e una mano sulla spalla di incoraggiamento.

Questi gesti e parole di cura non si possono prevedere, ma devono essere costitutivi della quotidianità della vita del prete.

Ebbene, uno schema che inquadra gli impegni rende possibile trovare il tempo per l’informalità nelle relazioni, che è decisiva, perché spesso è dalla chiacchierata informale, più che dal colloquio ufficiale, che nascono conoscenza delle situazioni e percorsi di aiuto.

Bene, tornato a casa mi metto al lavoro. Anche nei giorni di vacanza mi porterò computer e agenda. L’anno di Oratorio è finito, anzi no, non finisce. Non può finire la cura e la dedizione all’altro, può solo prendere qualche giorno in cui si trasforma permettendo il necessario riposo al corpo e alla mente. La vigna del Signore ha bisogno di operai. Sono felice del dono che il Signore mi ha fatto di poter dare il mio contributo.