Il terrorismo islamico non è solo Islam

Due tesi a confronto: l’Islam diventa terrorismo, il terrorismo diventa islamico

Da tempo la discussione tra gli studiosi sulle cause del fenomeno terroristico islamico è approdata a due tesi esplicative: a) è l’esito estremo della radicalizzazione dell’Islam; b) è il prodotto dell’islamizzazione del radicalismo.

La prima è quella classica dell’album di famiglia: il terrorismo islamico nasce dal terreno di coltura della religione islamica, benché poi solo un’infima minoranza pervenga a conclusioni radicali e sanguinose.

La seconda tesi sostiene che esiste un radicalismo socio-politico delle seconde/terze generazioni di immigrati, al quale il fondamentalismo islamico offre i quadri concettuali e le istruzioni di senso. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un uso politico-strumentale dell’Islam, anche da parte di giovani yche esprimono credenze e pratiche in contraddizione con l’Islam tradizionale delle famiglie di provenienza.

La prima tesi implica una politica di contrasto politico e culturale dell’islamismo, per separare nell’Islam politico i moderati dai radicali. La seconda sembra puntare di più sulle cause socio-culturali, imputando all’Occidente laico e cristiano una scarsa capacità/volontà di integrazione.

Islam come teoria della liberazione

Ambedue le tesi sono a porta girevole, perché girano attorno al perno-domanda: perché, oggi, l’Islam – come ieri il marxismo, nelle sue molteplici contaminazioni, compresa quella cristiana, il fascismo, il nazismo, il socialismo arabo, il terzomondismo – appare al radicalismo socio-culturale delle giovani generazioni islamiche in grado di fungere quale nuova teoria della liberazione?

La necessaria risposta è la pre-condizione della lotta politica generale al terrorismo. Le teorie della liberazione hanno una struttura logica messianica comune: una descrizione della storia del mondo come oppressione, la costruzione del soggetto liberatore – la nazione, lo stato, la razza, il proletariato…- e la redenzione finale. Oggi, il mondo descritto come oppressione e valle di lacrime è quello generato dall’industrialismo, dal capitalismo, dal mercato, dalla globalizzazione, dall’urbanesimo, dall’individuo e dalle sue libertà.

Tutte le teorie della liberazione sono fallite

Ora, nella successione storica delle “liberazioni”, si deve constatare che sono fallite tutte quante. Ultima quella del marxismo. Su tale tragica e inevitabile catastrofe culturale l’Iman Khomeini ha costruito fin dagli anni ‘70 una teoria della liberazione, che egli espose e sintetizzò con grande lucidità profeetica nella sua Lettera a Gorbaciov del 1° gennaio 1989. Essa è la base teorica attuale delle avanguardie rivoluzionarie islamiche e del terrorismo islamico, ben oltre la divisione storica tra Sunniti e Sciiti.

Nella Lettera – oltre a prevedere l’imminente caduta del comunismo : “d’ora in poi bisognerà cercare il comunismo nei musei della storia politica mondiale” (il 9 novembre del 1989 cadrà il muro di Berlino, il 26 dicembre del 1991 Gorbaciov darà le dimissioni e si scioglierà l’URSS ) – individua le cause della crisi dell’Occidente liberale e del comunismo nell’ateismo materialistico: “L’Occidente è stato trascinato o sarà trascinato in un vicolo cieco, cioè nel nulla”. L’uomo aspira per natura al sapere assoluto e alla potenza assoluta, ma solo Dio dispone di questo sapere e di questa potenza. L’aver dimenticato questa metafisica eterna da parte del liberalismo e del comunismo porterà al nulla. Così Khomeini.

Lo stesso gesto di scrivere lettere ai potenti del tempo – a Gorbaciov, ma prima a papa Giovanni Paolo II – è significativo. Secondo la tradizione islamica, infatti, Maometto scrisse lettere all’imperatore bizantino Eraclio e all’imperatore sassanide di Persia per invitarli ad accogliere l’Islam. Riproporsi da parte di Khoemini con questo metodo serve a segnalare che il messaggio dell’Islam è eterno e immodificabile, senza tempo.

La risposta alle domande di senso

Il fondamentalismo è il ritorno alle origini, appunto. Occorrerebbe far notare, per maliziosa completezza, che anche all’interno del Cristianesimo protestante e cattolico compaiono analisi di questo genere: il mondo moderno si avvia alla catastrofe del nichilismo, se non torna alla fede dei padri. Come che sia, la filosofia/teologia khomeinista sembra una risposta completa e incontrovertibile alle domande di senso delle giovani generazioni islamiche, sballottate dai cambiamenti, sradicate dai contesti familiari tradizionali, ma incapaci di mettere radici nel nuovo mondo. Il quale si presenta a loro più come esclusivo che come inclusivo: un mondo dove la libertà è praticata come diritto all’onnipotenza, all’illegalità, all’individualismo sociopatico. Più distruttivo che costruttivo: spezzati i rapporti familiari e la morale sessuale mussulmana, che cosa si mette al suo posto?

Oltre terrorismo e agnosticismo

Qual è la morale di questa storia? Costruire il senso della propria presenza/missione nel mondo e nella storia degli uomini è un’istanza urgente e ineliminabile, in primo luogo per le giovani generazioni. Si tratta di una domanda intellettuale e morale, alla quale ciascuno è spinto a dare una risposta. L’organizzazione della vita sociale, delle relazioni, della politica, dello Stato non è in grado di fornirla: la tentazione totalitaria è esattamente quella di darne una.

Ma l’organizzazione sociale ecc… può/deve fornire le condizioni socio-culturali perché ciascuno cerchi/trovi la risposta. Viceversa, gli estremi tra cui sembrano destinate a oscillare le giovani generazioni sembrano essere quelli del totalitarismo, tentazione di minoranze, e dell’agnosticismo cinico, pratica di maggioranze. Vivere la finitudine della ragione, senza affascinanti scorciatoie “assolute” e senza perdere il senso dello stare nel mondo: questa la corda sull’abisso, sulla quale i giovani fanno fatica a camminare. Occorre costatare che il contesto socio-culturale, scolastico, mass-mediatico, politico, non pare all’altezza di questa sfida. L’Occidente liberale e “cristiano” cammina sulla stessa corda, con difficoltà crescenti.

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