La lunga ricerca dello sconosciuto in mezzo a noi. Il Battista, segnalatore di indizi

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce. (Vedi Vangelo di Giovanni 1, 6-8.19-28)

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Giovanni è l’ultimo dei quattro vangeli. Il vangelo più antico è Marco, poi arrivano Matteo e Luca. Poi Giovanni. Marco, che per primo riferisce dei “detti e fatti” di Gesù, non parla del Natale. Ne parlano, invece, in modi diversi, Matteo e Luca.  Giovanni, da parte sua, non racconta gli “inizi” terreni di Gesù, va indietro nel mistero di prima, agli inizi di tutti gli inizi e apre il suo vangelo con quella specie di inno che viene chiamato correntemente “prologo”. Il quale comincia con le solenni, misteriose parole: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”.  Giovanni, dunque, non racconta il Natale ma si limita a dire che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, per agganciarsi poi al personaggio con il quale aveva iniziato il vangelo di Marco: Giovanni, il Battista. È il vangelo di oggi.

Il Battista indagato

Il Battista è sotto processo. I soliti tutori dell’ortodossia vanno da lui e gli chiedono di dichiarare la sua identità. Il Battista si definisce con due affermazioni. Una negativa: “Io non sono il Cristo”, cioè l’inviato definitivo di Dio. E una positiva: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia”.

Ma i suoi interlocutori rilanciano. La gente, in quegli anni di grandi attese, aspettava il ritorno di Elia, il più grande dei profeti che, racconta la bibbia, era stato rapito in cielo su un carro di fuoco. Forse il Battista è Elia redivivo, oppure un profeta, semplicemente. Giovanni dice di non essere nulla di tutto questo: né il Messia, né Elia, né un profeta. La sua identità sta tutta nell’attesa di quell’Altro che deve arrivare e il suo stesso battesimo è un battesimo di penitenza in attesa, appunto, di “uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non son degno di slegare il legaccio del sandalo”.

Il Dio dimesso del Natale e l’instancabile ricerca

Il Dio del Natale si presenta in maniera particolarmente dimessa. Nessuno, infatti, sospetterebbe che un bambino è Verbo di Dio fattosi carne, Messia, Dio. Per noi un Dio siffatto è sempre, in qualche modo, sconosciuto. “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”, dice il Battista. Forse è per questo che i racconti del Natale sono racconti di viaggi verso il Bambino: i pastori e i Magi si mettono in viaggio suggestionati dagli indizi celesti che gli sono pervenuti. E lo stesso Battista è un segnalatore di indizi e indizio lui stesso, da decifrare e da capire: “tu chi sei?”.

L’Avvento è una lunga educazione degli occhi e del cuore: sforzo di vedere oltre il visibile e di intuire oltre le evidenze.