“La pacchia è finita”, dice Salvini. Resta da precisare di quale pacchia si tratta

“La pacchia è finita”. Parola di Salvini. Ma quale pacchia e la pacchia di chi? In una geniale vignetta di Giannelli sul Corriere di domenica si vede un barcone di immigrati, in mezzo alle onde del mare. Un ragazzo seduto a poppa si rivolge agli altri e dice: “Sembra che questa pacchia stia per finire”.
Ma certo, Salvini parla della pacchia delle navi e delle ong. Da quello che dice non si capisce se tutti quelli che salvano gente in mare fa affari e se tutti i volontari che si spendono fanno soldi. Non si capisce perché Salvini non vuole che si capisca. La sua fortuna nasce da quelle semplificazioni e dalle paure che quelle semplificazioni hanno creato.

Senza gli immigrati Salvini non sarebbe ministro

Se non ci fossero gli immigrati Salvini che cosa sarebbe oggi? Sarebbe rimasto il ragazzotto lombardo che, caliciotto di birra in mano, canta: “Senti che puzza, scappano anche i cani arrivano i napoletani”. Per la cronaca, succedeva alla festa di Pontida del 13 giugno 2009. Di strada ne ha fatta, Salvini. Adesso ai Napoletani il ministro degli Interni chiede voti. E la pacchia è finita, dice. Per la verità la pacchia dei migranti non è finita, semplicemente perché non è mai cominciata. Quella di Salvini, invece, non è affatto finita, anzi si preannuncia sempre più aperta a un radioso futuro. Grande gloria e grande pacchia, signor ministro!

La fortuna dei grandi sulla pelle dei poveracci

E se Salvini ci consente di fare un po’ i moralisti, vorrei, moralisticamente far notare che molti dei grandi della storia hanno costruito la loro fortuna sulla pelle dei poveracci. A destra come a sinistra, oggi come ieri. Cambiano i regimi, cambiano i grandi. Ma le fortune dei grandi e la sfiga dei poveracci resta. Così con la Aquarius. Salvini, il nuovo potente, raccoglie grandi consensi e molti voti. Resta il piccolo particolare: 629 poveracci hanno dovuto sloggiare altrove. Per loro la pacchia non è finita perché, appunto, non è mai cominciata.