Il dossier avvelenato contro Papa Francesco: «Leggete con attenzione e giudicate voi»

“Dico sinceramente questo: leggetelo voi attentamente e fatevi il vostro giudizio personale. Io non dirò una parola su questo. Credo che il documento parli da sé”. È la risposta data dal Papa ai giornalisti sul volo di ritorno da Dublino in merito al documento dell’ex nunzio apostolico negli Usa, monsignor Carlo Maria Viganò, che chiama in causa Francesco nella vicenda del cardinal McCarrick, accusato di molestie sessuali contro giovani seminaristi.

Il documento, lungo e puntiglioso, è stato diffuso a mezzo stampa domenica (in Italia l’ha pubblicato il quotidiano “La Verità”) e in esso monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti si cimenta in un vertiginoso sillogismo: il Papa chiede le dimissioni di vescovi che pur essendo a conoscenza di abusi e comportamenti inappropriati del clero non fanno ciò che è in loro potere per fermarli; il Papa sapeva da tempo delle malefatte del cardinale McCarrick ma ha ignorato le accuse agendo solo tardivamente; il Papa si dimetta: «In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale – scrive – riconosca i suoi errori e in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a Cardinali e Vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro».

Una petizione pubblica cui si stenta a credere, e alla quale il Papa domenica sera a domanda diretta da parte di una giornalista americana nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Dublino ha risposto in modo eloquente: «Credo che il comunicato parla da sé stesso, e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni. È un atto di fiducia: quando sarà passato un po’ di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò. Ma vorrei che la vostra maturità professionale faccia questo lavoro: vi farà bene, davvero. Va bene così».

Ed è proprio questo il lavoro svolto dai giornalisti e in particolare dai vaticanisti negli ultimi due giorni, che ha offerto risultati interessanti.  Secondo Francesco Ognibene sul quotidiano “Avvenire” «le 11 cartelle della «Testimonianza» diffusa tramite i media dallo stesso monsignor Viganò si commentano da sole anzitutto per la durezza con la quale un prelato con lunga esperienza di servizio alla Santa Sede tratta un Papa come Francesco che si spende con eccezionale rigore e chiarezza sulla piaga degli abusi e dei comportamenti inconciliabili con il ministero sacerdotale, in piena continuità con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, accusandolo apertamente di aver sottovalutato se non coperto gli atti dell’arcivescovo emerito di Washington Theodore McCarrick, lo stesso – va ricordato – del quale ha accettato il 28 luglio «la rinuncia da membro del Collegio cardinalizio» disponendone anche la «sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico, insieme all’obbligo di rimanere in una casa che gli verrà indicata, per una vita di preghiera e di penitenza, fino a quando le accuse che gli vengono rivolte siano chiarite dal regolare processo canonico».

C’è dunque da chiedersi – osserva Ognibene – come possa davvero sfidare questa mole di iniziative verificabili, che stanno realmente plasmando l’azione e il volto della Chiesa, una «Testimonianza» basata su ricordi personali e interpretazioni di circostanze e fatti sui quali possono esistere versioni differenti, e come su questa struttura si faccia poggiare addirittura la richiesta di dimissioni rivolta da un vescovo a un Papa. 

Monsignor Viganò – come indica Avvenire – cita tra i presunti corresponsabili del mancato intervento per fermare il porporato americano tre segretari di Stato (Sodano, Bertone e Parolin) e uno stuolo di cardinali e vescovi protagonisti della Curia romana negli ultimi anni , tutti a diverso titolo collaboratori di Francesco. “Un atto d’accusa – osserva Ognibene – che punta evidentemente a compromettere la credibilità degli uomini che il Papa si è scelto per affiancarlo nel governo della Chiesa”. Il giornalista di Avvenire segnala tra le possibili motivazioni della memoria pubblicata da Viganò “attese frustrate per un incarico non avvenuto. Un’ipotesi avvalorata da un precedente altrettanto clamoroso: l’aspra lettera scritta dallo stesso Viganò all’allora segretario di Stato cardinale Bertone pochi mesi dopo l’invio come responsabile della Nunziatura negli Usa (riservata ma poi apparsa sulla stampa italiana nel gennaio 2012) con l’accusa di averlo di fatto allontanato dalla Curia romana, dov’era segretario del Governatorato, ritenendo a suo dire ingombrante la presenza a Roma di chi sarebbe stato a conoscenza di comportamenti più che censurabili da parte di alcuni prelati in posizioni di responsabilità”. “L’articolato e livoroso documento” non conterrebbe, comunque, accuse fondate, ma semplici illazioni, con molte contraddizioni e omissioni. Leggi qui l’intero articolo. Andrea Tornielli su Vatican Insider definisce questo documento come il più recente atto dell’«operazione anti-Bergoglio» portata avanti in modo organizzato “dagli stessi ambienti che un anno fa avevano cercato di arrivare a una sorta di impeachment dottrinale dopo la pubblicazione dell’esortazione Amoris Laetitia”. Viganò è tra i firmatari della “Professione” in cui si afferma che il magistero di Bergoglio diffonde il divorzio. Non a caso lo scritto di Viganò è stato diffuso – con un’attenta scelta di tempo – proprio nella giornata conclusiva dell’incontro internazionale delle famiglie. Vale la pena di leggere l’attenta ricostruzione di Tornielli che mostra quante speculazioni e interpretazioni siano contenute nel documento, mentre i fatti mostrano la correttezza delle azioni del Papa, l’unico a sanzionare concretamente McCarrick prendendo fra l’altro una decisione senza precedenti: escluderlo dal collegio cardinalizio.