L’amore in perdita è raro, rarissimo e necessario

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”.
Gesù rispose: “Il primo è: ‘Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’. Il secondo è questo: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’. Non c’è altro comandamento più grande di questi” (vedi Vangelo di Marco 12, 28-34).

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Il primo dei comandamenti

I maestri che insegnavano la bibbia spesso venivano interpellati dai discepoli o dagli altri: avevano diviso la bibbia in 613 frasi o “precetti” e discutevano quale fosse il più importante. Anche Gesù è ritenuto un maestro e quindi anche a lui uno scriba, cioè uno studioso della bibbia, rivolge la stessa domanda: Qual è il primo di tutti i comandamenti? Gesù accetta di rispondere. Il primo comandamento di tutta la bibbia si trova nel libro del Deuteronomio, al capitolo 6. Era il passaggio biblico che costituiva la preghiera quotidiana del buon israelita.

Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; 30 amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31 Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi”.

Questa frase afferma, dunque, che l’amore si fonda direttamente su Dio che è l’unico Signore e che va amato senza riserve. L’elencazione di tutte le facoltà umane vuole semplicemente affermare che la risposta umana deve, appunto, essere totale e completa. Il termine “amare” è il greco agapao che indica l’amore più profondo, nel quale non è più rimasta nessuna traccia di amore individuale ed egoistico.

Poi Gesù parla del secondo comandamento: Amerai il tuo prossimo come te stesso. E aggiunge: “Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Il secondo comandamento è messo in parallelo con il primo e non in posizione subordinata. Questa connessione stretta è una caratteristica del Nuovo Testa­mento. L’amore verso Dio apre l’uomo a un amore disinteressato per il prossimo. L’amore verso il prossimo rende visibile e concreto l’amore verso Dio. Negli scritti apostolici, soprattutto le lettere di Giovanni, questa connessione è fortemente affermata.

Lo scriba che ha fatto la domanda si dimostra ben disposto verso Gesù e se si conserverà così potrà “comprendere” anche gli eventi centrali del Regno di Dio, la passione e la morte di Gesù, soprattutto.

L’amore, bene raro in una società litigiosa

Oggi, soprattutto oggi, Dio non traspare più dal prossimo. Spesso il prossimo è difficile. Non viviamo in una società “fraterna” e la carità che i discepoli del Signore devono avere fra di loro spesso deve ricostruire, prima, il tessuto dei rapporti umani. Come è possibile, infatti, vivere l’amore autentico in una società che sembra scontrarsi su tutto? E’ in questa situazione che diventa prezioso il tema dell’unione dei due amori. L’amore di Dio si fa carne nell’amore del prossimo che diventa la verifica dell’amore di Dio. Proprio perché deve essere immagine dell’amore di Dio ne deve rappresentare al vivo l’aspetto disinteressato e “agapico”. L’agape, infatti, è dono “in perdita”: Dio non ci guadagna nulla ad amarci. Lo fa perché lui stesso decide liberamente, misericordiosamente, di donarsi. Noi rispondiamo al suo amore amando come lui ha amato, generosamente, sproporzionatamente. L’amore verso gli altri è autentico quando è come quello di Dio, con la stessa sproporzione e la stessa larghezza.

Questo amore è raro, non si trova. Ma questo amore cristiano, oggi, è – dovrebbe essere – come l’oasi nel deserto. Tutti ne hanno molto bisogno proprio perché manca.

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