Panama, la prima Gmg in America Centrale: “Una scelta coraggiosa”

La XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Panama dal 22 al 27 gennaio 2019 alla presenza di Papa Francesco e avrà per tema “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Panama che si trova sull’istmo che collega l’America Centrale a quella meridionale, sarà dunque teatro del terzo incontro mondiale del pontificato di Papa Bergoglio con i giovani, dopo Rio de Janeiro luglio 2013 e Cracovia luglio del 2016. Panama, tagliato in due dal celebre canale omonimo, impresa ingegneristica artificiale che ha creato un cruciale passaggio navigabile tra gli oceani Atlantico e Pacifico, si trova dall’altra parte del mondo.

Di questo territorio così lontano, e della imminente GMG panamense, parliamo con Luis Badilla Morales, medico neurochirurgo cileno, il quale si considera “giornalista abusivo per sopravvivere” che vive a Roma, responsabile del sito “Il Sismografo” (http://ilsismografo.blogspot.com/) “aggregatore di notizie sulla Chiesa Cattolica”, uno dei maggiori esperti di America del Sud e di Centroamerica tra tutti quelli che si occupano di Vaticano e dintorni.

Per la prima volta nella storia una GMG si svolgerà in America Centrale. Che cosa ne pensa?

«Quella di Francesco è una decisione coraggiosa e lungimirante, perché il Centroamerica nella crisi che coinvolge in questo momento l’area dell’America Latina, l’area dell’America Centrale è senza dubbio quella più precaria e preoccupante anche perché strategica per il narcotraffico e per la tratta delle persone. Basta pensare al Nicaragua, ai flussi migratori che dal Centroamerica si spostano verso il Messico e poi verso gli USA. Pensiamo al Venezuela, era uno dei Paesi più ricchi dell’America Latina, adesso è uno dei più poveri. Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato le statistiche che sono raccapriccianti: il Venezuela ha finito il 2018 con un milione per cento d’inflazione. Quindi realizzare nella città di Panama la GMG, è una scelta coraggiosa. È logico che il Papa durante la GMG parlerà dei problemi che ho citato. Non sarà solo un incontro di tipo religioso, spirituale, Bergoglio parlerà della vita di quella terra, che è una vita difficile e pericolosa».

Nel logo della XXXIV GMG si notano: il Canale di Panama che simboleggia il percorso del pellegrino che trova in Maria la strada per incontrare Gesù; la sagoma dell’istmo di Panama, come luogo di accoglienza; la Croce del Pellegrino e la sagoma della Vergine che dice “avvenga di me quello che hai detto”. Possiamo dire che Panama unisce non solo fisicamente l’America del Sud al Centroamerica, accogliendo in sé le molte contraddizioni di questi due grandi continenti? 

«Certamente. Panama è un Paese singolare del quale si sa e si parla poco. Dal punto di vista della “severità geografica”, il Panama non è parte del Centroamerica, infatti, la dicitura è “Panama e Centroamerica”. Panama e le altre nazioni si estendono verso il Messico, Panama è ancora una sorta di penisola del Sud America dal punto di vista fisico e geografico. Dal punto di vista storico il Panama ha tutte le caratteristiche politiche, sociali e culturali del Sud America e poco condivide con gli altri Paesi dell’America Centrale. Il Panama storicamente è sempre stato un Paese “cerniera”, come Lei ha ricordato, fra le grandi Nazioni dell’America Latina e le piccole Nazioni dell’America Centrale. In questo senso ha svolto un ruolo storico molto interessante e positivo anche perché il Panama è stato il luogo nel quale il grande Libertador del continente americano dalle colonie spagnole e portoghesi Simon Bolivar ha operato in modo incisivo e dove ha potuto realizzare in parte il suo sogno della grande patria latino-americana».

Qual è l’attuale situazione politica panamense? 

«È un Paese relativamente tranquillo che vive delle tasse che ricava dal Canale di Panama che continua a essere la via maestra strategica per il commercio mondiale, per passare dall’oceano Atlantico all’oceano Pacifico e viceversa. Questa è la ricchezza più grande del Panama che amministra con una certa saggezza. Certamente non è un Paese al quale sia stata risparmiata la corruzione ma dal punto di vista politico il Panama appare abbastanza stabile. La sua storia non è stata tranquilla: ci sono stati diversi colpi di Stato militari, rivolte popolari e invasioni, gli americani hanno invaso il Panama ai tempi del dittatore Noriega, però in questi ultimi dieci/quindici anni il Panama sembra aver trovato un minimo di stabilità socio-politica».

Se Papa Francesco ha dichiarato che “dobbiamo essere una Chiesa di apertura e incontro verso l’altro”, è notizia recente che le autorità americane hanno usato gas lacrimogeni per respingere circa 150 migranti arrivati con una carovana dall’Honduras, che stavano tentando di sfondare la recinzione al confine tra Usa e Messico a Tijuana. Quanto potrà andare avanti questo stato di tensione?

«Questo non lo so dire, però basta guardare la cronaca giornalistica per asserire che il fenomeno dei flussi migratori dal Sud verso Nord non si fermerà facilmente. Avviene anche in Europa, come sappiamo, ed è un fenomeno planetario che riguarda il momento storico, socioeconomico che vive l’umanità. Sono i poveri che si spostano nelle zone ricche del Pianeta per garantirsi un minimo di sopravvivenza».

La GMG unisce i giovani provenienti da tutto il mondo, non sembra anche a Lei che i giovani fin dalla GMG brasiliana hanno dimostrato di avere un feeling con il pontefice venuto dalla fine del mondo?

«Sì, in effetti, questo feeling esiste davvero, è oggettivo, basta vedere i filmati. Francesco sa farsi ascoltare dai giovani, sa cosa, come e dove la deve dire. Bergoglio ha questa caratteristica generale con tutti i fedeli: sa farsi ascoltare, in particolare con i giovani, perché è un uomo con un’esperienza sacerdotale, che ha sempre avuto come caratteristica quella del contatto personale con i fedeli. I giovani che non hanno punti di riferimento, trovano in Bergoglio, anche quelli non cattolici, un uomo sincero, integro e onesto, al di là del fatto che sia un pontefice. I giovani credono in Francesco, anche se non condividono tutte le sue idee. Quando i giovani sentono parlare Bergoglio delle ingiustizie e della disoccupazione, sentono parlare un uomo ed entrano subito in sintonia con Lui. Bergoglio è un sacerdote che fin dall’inizio ha trovato nella realtà e nella quotidianità della gente il terreno dove svolgere la sua missione pastorale. Nel marzo del 2013 prima di salire sull’aereo per Roma per andare in Vaticano a quel conclave che l’avrebbe eletto 266º papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, Bergoglio era andato a visitare un cantiere dove si stava costruendo un palazzo. Da quel cantiere dove Bergoglio aveva fatto colazione con una ventina di operai, l’arcivescovo di Buenos Aires si diresse direttamente in aeroporto destinazione Roma. Questo episodio la dice tutta sulla straordinaria personalità di Papa Francesco».

È stato presidente dei giovani democristiani cileni, ministro del Governo Allende e nel 1973 è stato costretto a fuggire dopo le ore drammatiche del golpe di Pinochet e la morte del Presidente. Ha visto il film documentario “Santiago, Italia” che racconta i mesi successivi al colpo di Stato in Cile del 1973 attraverso filmati d’archivio e interviste ai protagonisti e condivide l’intuizione di Moretti di paragonare l’Italia di oggi con quella che accolse gli esuli cileni?

«Sì, ho visto l’ultima opera di Moretti e mi è piaciuta molto. Ho conosciuto alcuni protagonisti che appaiono nel film documentario e sono stato testimone del comportamento dell’Ambasciata italiana a Santiago in quei giorni terribili. Credo che Moretti abbia avuto un’intuizione non solo artistica ma umana, antropologica, politica e culturale brillante. Moretti non solo racconta una vicenda che merita di essere raccontata, perché fa conoscere la generosità e il coraggio di alcuni italiani nei confronti della difesa dei diritti umani, ma è un esempio e un monito per oggi. Un’Italia che era trenta/quarant’anni fa come dimostra quel film documentario, non può ridursi a quello che vediamo oggi. In questo senso il film è una lezione morale e un monito alla coscienza degli italiani e degli europei».