“Papà, dove sei? Il ruolo del padre, oggi”, è l’intervento affidato a Ezio Aceti, psicologo esperto in psicologia dell’età evolutiva e di problematiche familiari e educative, che chiuderà il “Festival delle Relazioni: il tempo e l’Uomo” (8-14-19-22-26 febbraio). Un tema interessante e attuale, pensiamo al recente caso del trentenne chef stellato che ha rinunciato alla cucina per stare con la famiglia, che scatena dibattiti, opinioni e pareri vari.
Abbiamo intervistato Ezio Aceti, che ha conseguito il diploma di Magistero in Scienze religiose, si è sempre occupato di educazione, psicologia infantile e adolescenziale, è autore di numerosi volumi su tematiche pedagogiche e da diversi anni si occupa di formazione come conferenziere per insegnanti, enti, associazioni e per la CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
Essere padre oggi assume un significato del tutto diverso rispetto anche a solo dieci anni fa tra famiglie arcobaleno, tradizionali e adozioni. Come si è evoluto il ruolo del padre?
«I padri hanno capito che non devono più fare gli errori compiuti in passato. Smettiamola di esaltare i padri di una volta, perché hanno fatto un sacco di danni. Altro che il padre presenti le regole e i figli ubbidire. Ecco perché è crollata la famiglia, perché l’educazione di una volta non è servita a niente. Difatti guardiamo cosa c’è in crisi: la famiglia, la Chiesa e la scuola. Sapete perché? Perché è andata in crisi la figura del Padre. Non bisogna più avere un padre padrone che decide quello che è giusto, però non c’è ancora il Padre del futuro. Ancora manca».
Qual è oggi il compito educativo di un padre, considerato che la figura paterna è punto di riferimento morale per ogni adolescente e se viene meno, il cammino dei figli si fa incerto provocando inquietudine e smarrimento?
«Oggi il ruolo del Padre è fondamentale, purtroppo questa società è tutta “femminilizzata”, tutta piena di donne, non ne possiamo più! Faccio degli esempi concreti. Se io dessi in mano un foglio di carta a tutte le insegnanti d’Italia e chiedessi loro, di scrivermi che cosa le fa faticare a scuola, le insegnanti scriverebbero che gli alunni sono intelligenti ma che sono ipercinetici e hanno problemi di comportamento e di tenuta. E se chiedessi loro “di questi alunni che vi fanno disperare quanti sono i maschi e quante le femmine?” Risposta: 70% maschi e 30% femmine. Ancora. Il 90% dei maschi italiani quattordicenni, emotivamente ne hanno solo 10, non di più. L’anno scorso ho visto più di cinquantamila studenti italiani, dalla prima elementare alla quinta superiore. Quando domandavo alle ragazze: “Alzi la mano chi abbia avuto spiegazioni dalla mamma sulle mestruazioni”, il 30% delle ragazze ha alzato la mano. Ho rivolto la stessa domanda ai maschi: “Alzi la mano chi abbia parlato con il papà sui problemi sessuali”, 0,1% di mani alzate. Oggi i maschi sono abbandonati, spiego perché: un bambino nasce da una donna, ma alla scuola d’infanzia sono tutte donne, alla scuola elementare tutte maestre, alla media la presenza femminile negli insegnanti rappresenta un buon 80%. Oggi una bambina vede nove volte in più i modelli femminili rispetto ai maschili. Quindi, matura prima».
Che cosa avviene quando manca la figura paterna?
«Mancando il padre manca tutta la norma, la regola, l’etica, l’autonomia. Il problema odierno è uno solo, i maschi sono immaturi, perché non c’è il Padre, non c’è il maschio. Lancio una proposta di legge: il 20% degli insegnanti delle scuole d’infanzia siano maschi. Il primo compito educativo dei padri è di strappare il figlio alla madre, questo del resto lo diceva già Sigmund Freud. Il 90% dei mariti non sono tali, ma sono il bebè aggiunto della moglie. Oggi il padre deve far vedere al bambino, cioè al proprio figlio che la madre non è roba loro. I figli vengono attraverso noi, la madre che è la moglie è stata scelta dal marito, dal padre. La madre non è loro. Allora sì che i bambini cominceranno a sviluppare l’autonomia. Inoltre è il padre che deve andare a scuola a parlare con i professori, sin dalla prima elementare. Aggiungo che il padre deve andare dal preside ed esigere che le convocazioni avvengano alle 20,30 e non alle 16,30 come solitamente avviene in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Quando va al colloquio un “vero” padre, si porta dietro proprio figlio e dice alla maestra o al professore: “Per cortesia, si rivolga al ragazzo e non a me”. Questo è amare. Noi non amiamo. Aggiungo che il padre non deve punire nessuno, la cosa peggiore che esiste sulla terra è la punizione, punire proprio figlio è da perversi. Questo riguarda entrambi i genitori».
Nel suo articolo apparso sul quotidiano “la Repubblica” lo scorso 19 febbraio, Alessandro Rosina ha scritto che per un cambiamento del ruolo paterno servono nuovi modelli culturali, favoriti da casi come quello dello chef Matteo Metullio, ma anche più strumenti di conciliazione tra lavoro e famiglia. Concorda con la riflessione del docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano?
«Sì, sono d‘accordo ma non è l’essenziale. Il bambino è come una pianta. Se si cura fin da quando è piccola, da grande sarà una bella pianta. Il dramma oggi è che i genitori non sanno niente dei bambini, ma neanche gli stessi educatori. Nel 1945 eravamo reduci da due guerre mondiali e l’Italia era analfabeta. È stata fatta una campagna di alfabetizzazione in tutto il Paese e gli italiani hanno imparato a leggere e a scrivere. Nel 2019 da un punto di vista genitoriale noi siamo analfabeti. È arrivato il tempo di fare una campagna di alfabetizzazione genitoriale».
INFO:
Enzo Aceti incontra i papà al “Festival delle Relazioni: il tempo e l’Uomo” – “Papà, dove sei? Il ruolo del padre, oggi”, Martedì 26 febbraio alle ore 21, presso il Teatro Oratorio San Giovanni Bosco – Via Locatelli, 37. Fiorano al Serio (Bg).
https://www.coorcoge.bergamo.it/iniziative-territoriali/2019/01/19/festival-delle-relazioni-il-tempo-e-luomo-8-14-19-22-26-feb/
Nella foto particolare della copertina del libro di Ezio Aceti “Crescere è una straordinaria avventura” (Città Nuova)