Padre, Figlio e Spirito Santo. La Trinità, mistero

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Vangelo di Giovanni 16, 12-15)

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Che cosa significa “mistero”

È il mistero della Trinità. Mistero: nessuna parola è più adatta di questa a dire in sintesi il senso di questa festa. Ma forse vale la pena tornare al significato originario, biblico, del termine “mistero”. Nella bibbia, nella liturgia, nel pensiero dei padri della Chiesa il “mistero” è legato alla manifestazione di Dio. Il Dio invisibile si fa vedere in un frammento del nostro mondo. Mistero è spesso usato come sinonimo di “sacramento”: segno visibile di una grazia invisibile. Per questo si parla di “Cristo sacramento dell’incontro con Dio” (è il titolo di un’opera famosa del teologo Schillebeeckx) e si parla anche della Chiesa come sacramento. Dio si “fa vedere” e si dona attraverso Gesù e attraverso la sua Chiesa.

Un Dio “esuberante”

Quindi se si parla di mistero della Trinità si dice, anche, che la Trinità si è fatta vedere, si è comunicata, manifestata, donata. infatti, se Dio “nessuno lo ha mai visto” (prologo del vangelo di Giovani), il Figlio ce lo ha rivelato, lui “sacramento dell’incontro con Dio”. E quando il figlio è tornato presso il Padre invisibile, si è reso visibile attraverso il dinamismo della Chiesa animata dallo Spirito.
Il Dio cristiano è un Dio “estroverso”. Estroverso al suo interno, fatto di relazioni: Padre, Figlio e Spirito e quindi, e ci conseguenza, estroverso nei riguardi degli uomini: il Figlio diventa uomo, lo Spirito riempie la Chiesa e il cuore degli uomini…
Questo è Dio, l’unico Dio cristiano, “uno e trino”. Quello che potrebbe apparire come un teorema indimostrabile appare invece come il trionfo delle relazioni. Un Dio “amoroso” al suo interno e “amoroso” verso di noi. Davvero un Dio che “ama stare con i figli degli uomini”.

“Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”

Si capisce, a questo punto, come è genialmente sintetico il segno più usato da parte del cristiano, il “segno della croce”. Quel gesto semplice e straordinario “cita” insieme l’”esuberanza” interna di Dio (“nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”) e la sua “esuberanza” esterna: la croce di Gesù, infatti, rivela quanto noi uomini, fragili e mortali, “stiamo a cuore” a quel Dio.