Alberto Melloni al Qoelet di Redona: “Non ci serve una strategia di marketing religioso, ma essere fedeli al Vangelo”

Si dice spesso che i cristiani non dovrebbero conformarsi «alla logica di questo mondo». Tale regola di distinzione non andrebbe però intesa nel senso di un isolamento reciproco tra i credenti, tentati magari di costituirsi in lobby, e la società circostante: nella Gaudium et spes (1965), anzi, il Concilio Vaticano II affermava che la Chiesa «si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia». Proprio a questa costituzione conciliare si ispira l’iniziativa della Comunità Ecclesiale Territoriale 1 di Bergamo, un ciclo di tre incontri intitolato «Riscoprire il gusto del dialogo: per una nuova alleanza tra Chiesa e mondo contemporaneo». La prima di queste conferenze, pensate in particolare per i laici delle comunità cristiane della città, è in programma martedì 1° ottobre alle 20.45 presso la Sala Qoelet di Redona, in via Papa Leone XIII, 22: Alberto Melloni, ordinario di Storia del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia e direttore della Fondazione per le Scienze religiose “Giovanni XXIII” di Bologna, terrà una relazione su «La Chiesa oggi, riscoprire la vocazione dei laici e ridefinire i compiti».

«Il tema che mi è stato assegnato – spiega Melloni – comprende una serie di aspetti “scivolosi”, da un punto di vista storico. Una delle grandi acquisizioni del Concilio Vaticano II è stata quella di parlare del “popolo di Dio”, formato da tutti i battezzati, in alternativa a una vecchia ecclesiologia medievale basata sull’assioma duo sunt genera christianorum, i chierici e i laici, con questi ultimi in una condizione di minorità. Tuttavia, sulla questione del ruolo dei laici nella Chiesa si torna di continuo: negli scorsi giorni lo ha fatto anche padre Bartolomeo Sorge in un articolo su La Civiltà Cattolica, riflettendo sull’eventualità e sui possibili obiettivi di un Sinodo della Chiesa italiana. Questa insistenza segnala che l’ecclesiologia adottata dal Concilio ancora fatica ad essere adottata per intero, in tutta la sua forza e la sua pregnanza. Direi anzi che questo è il maggiore problema con cui la Chiesa cattolica oggi si deve confrontare: il clericalismo – ha osservato a più riprese Papa Francesco – è all’origine di tante contraddizioni e scandali, come quelli del recente passato; ma storicamente non c’è stato errore, non c’è stato peccato nella Chiesa che non sia derivato da una precisa ecclesiologia. Detto diversamente: la Chiesa si renderà credibile, negli anni a venire, se saprà effettivamente pensarsi e agire come un Chiesa di comunione».

A livello pratico, si tratta di «ridefinire», possibilmente ampliandoli, i ruoli dei laici nelle comunità cristiani?

«Per dirla con una battuta: i laici non esistono. Nella Chiesa ci sono i battezzati, chiamati a svolgere ministeri diversi. Etimologicamente, laico sta per “incolto”, “uno del popolo”: questo termine rimanda a una divisione e concentrazione di poteri che è stata causa di grandi guai per la Chiesa. Delle due, l’una: o la Chiesa cattolica riscoprirà la propria vocazione sinodale e la farà valere, o sarà travolta dal movimento evangelical, che con la sua proposta “orizzontale” ha già avuto un enorme successo negli Stati Uniti e in America Latina, a spese proprio del cattolicesimo».

Un dubbio, riguardo alla necessità di ristabilire un dialogo tra la Chiesa e il mondo: la società secolare del nostro tempo è davvero interessata a questa opportunità? Per avviare un confronto, bisogna che anche la «controparte» sia disponibile e motivata.

«Nel Vangelo non si parla di “controparti”: si parla degli operai e della messe. È questo il punto con cui la Chiesa si deve sempre misurare: il problema non è quello di adottare una strategia di marketing religioso, per rendere più attraente il proprio prodotto, ma di mantenersi fedeli a ciò che il Vangelo prescrive. Quando si è trascurato questo, anteponendo l’affermazione categorica di regole morali alla considerazione delle concrete condizioni di vita delle persone, si sono prodotte storture di cui poi ci si è pentiti, spesso con molto ritardo. Anche oggi, in una società pluralista, i cristiani hanno il compito di far risuonare il Vangelo come Vangelo, non come deposito di ricette morali per i feroci sostenitori di un “familismo mannaro”, né come prontuario psicologico per blandire la propria anima e vivere felici. Il Vangelo, quando lo si lascia davvero risuonare, cambia la condizione di vita di chi lo ascolta».

In ogni caso, per dialogare con la cultura del nostro tempo occorre conoscerla: la Chiesa non ha bisogno di persone che «studino seriamente», che sappiano entrare nel merito delle questioni?

«È evidente. La Chiesa italiana degli anni Trenta era tentata di appoggiare il fascismo, con il suo motto “Dio, Patria e Famiglia”; tuttavia, si continuava a pensare che fossero importanti la formazione delle coscienze e l’acquisizione di competenze, nei più diversi ambiti culturali e sociali. Ecco perché, nei decenni successivi, vi è stata tra i cattolici una schiera di economisti, di costituzionalisti, di intellettuali di grande valore. Oggi stiamo scontando le conseguenze di una svolta successiva, avvenuta quando si è incominciato a pensare che bastasse essere cattolici per essere figure di valore. Così, tra i credenti, si è giunti a una diffusa incapacità di capire e affrontare i grandi problemi del mondo: di questi tempi, se Papa Francesco non avesse scritto la Laudato si’, i cattolici non avrebbero nulla da dire in materia di ecologia e ambiente».

Anche i successivi incontri del ciclo «Riscoprire il gusto del dialogo» avranno inizio alle 20.45: i relatori saranno rispettivamente don Paolo Carrara, docente di Teologia pastorale alla Facoltà teologica di Milano e nel Seminario di Bergamo (martedì 15 ottobre presso il Teatro alle Grazie: Il rapporto Chiesa-mondo alla luce della Gaudium et spes. Come ripensare oggi il dialogo), e Franco Luigi Pizzolato, professore emerito di Letteratura cristiana antica all’Università Cattolica di Milano (martedì 29 ottobre, presso il Teatro Lottagono, in piazzale San Paolo: Gaudium et spes, intenzioni dottrinali e urgenze del mondo contemporaneo).