Coronavirus. Messe e immagini distorte di Dio e della preghiera

Il Coronavirus è qui

Grumello del Monte, 28 febbraio. Ieri sera il Sindaco, Simona Gregis, ha comunicato ai cittadini che due persone della nostra comunità sono risultate positive al test del Coronavirus. Ciò che due settimane fa sembrava riguardare soltanto uomini e donne dall’altra parte del mondo e qualche giorno fa ha cominciato a preoccuparci, perché ha interessato zone distanti solo pochi kilometri da noi, ora è qui. Certo, come le autorità ci hanno detto e ridetto, dobbiamo rimanere tranquilli, perché dal morbo si guarisce, la mortalità è legata a situazioni cliniche già gravemente compromesse; inoltre, con l’ormai famoso decalogo, oggi ben più noto dei Dieci Comandamenti imparati a catechismo, si riduce notevolmente il rischio di contagio.

Chiesa vuota. Messa in diretta YouTube

Ore 8. Don Fabio presiede l’Eucarestia, io e don Angelo concelebriamo; non ci sono fedeli presenti, per via dell’ordinanza regionale. Un impianto semplice ma efficace permette alla comunità cristiana di seguire la Messa in diretta Youtube. Non mi soffermo su questo aspetto: teologi e non ne stanno discutendo. Io resto dell’idea, pur ascoltando i diversi pareri e le relative ragioni, che l’utilizzo delle tecnologie oggi disponibili costituisca un innegabile beneficio anche per la Chiesa, soprattutto in situazioni come questa. Non condivido pertanto quelle letture che accusano i preti di egocentrismo per il fatto di celebrare l’Eucarestia dinanzi a una telecamera. A me, personalmente, interessa celebrare con e per la mia comunità. A livello teologico, mi si dirà che è inopportuna la Messa senza il popolo. Io non credo sia così: in questa fase di emergenza, il popolo segue la celebrazione e si unisce ad essa spiritualmente, ascoltando i suoi sacerdoti che rivolgono alla loro gente un pensiero e condividendo la preghiera. Tutto qui.

Il virus e il castigo di Dio

Qualcosa mi preoccupa. E mi fa pure arrabbiare, perché spero sempre che situazioni come queste favoriscano la profondità della riflessione sulle questioni serie, invece mi ritrovo a leggere cose aberranti. C’è chi condivide affermazioni deliranti di personaggi che legano il virus a un castigo di Dio o a un avvertimento della Madonna, in barba alla teologia e in palese falsificazione del messaggio autentico delle Sacre Scritture, come grazie a Dio qualche biblista e teologo ha immediatamente rimarcato.

Ma c’è qualcosa di ancora più inaccettabile, secondo me. Vedo persone, anche diversi sacerdoti, condividere articoli di siti afferenti a  certa ben nota posizione ecclesiale, che sarebbero detentori delle verità della Chiesa che loro conoscerebbero meglio di Dio stesso, tanto da presentarsi come timoni di non si sa quale nave o da bussole dal magnete malfunzionante.

Il cardinale e la messa diventata cura contro il Coronavirus

Quello che ho appena letto, corredato da un’immagine di un eminente porporato che vive di “dubia” sul papa mentre celebra la Messa in tunicella e pianeta verde, mi fa rabbrividire. È un articolo che grida allo scandalo per Messe che sarebbero state “rubate” dalle ordinanze a tutela della salute (che evidentemente, si deduce, sarebbero opera di gente incompetente e animata dal desiderio di cancellare la presenza dei credenti dalla società… caspita, tutti dottori psichiatri e virologi, oltre che teologi e canonisti?). Non solo. Ecco il bello (o meglio, il drammatico): attenzione attenzione, togliendo la Messa si è tolta l’unica vera cura al Coronavirus! Tradotto: se preghi, guarisci (o, ancor prima, non ti ammali).

Ora, io so di avere poca fede, ma quando un mese fa, dopo 18 anni, sono tornate a trovarmi le dolorosissime coliche renali, nonostante la Messa e la preghiera del breviario, quel giorno vissuta con calma e concentrazione, ho dovuto rivolgermi ai miei genitori medici e a un loro collega per l’ecografia. È stato perché ho poca fede? Può darsi. Però, attenzione, perché qui la questione è seria. Come la mettiamo con i malati gravi, soprattutto i bambini? Sono in quella situazione perché non pregano? Io ho conosciuto una ragazza, qualche anno fa, la cui mamma si è ammalata: le era stato detto, da preti e qualche supercattolico, che se avesse pregato molto la mamma sarebbe guarita. Ha pregato, quella bambina, per mesi, giorno e notte. Ma la mamma, 40 anni, è morta.

Esito? Quella bambina ha perso la fede, perché Dio non ha ascoltato la preghiera, dice ancor oggi. Penso a persone a me care che, giovanissime, hanno perso il papà. Hanno pregato molto, hanno sofferto, con una fede che in confronto la mia è nulla. Ma il papà non ce l’ha fatta. Per loro la storia è stata diversa: oggi loro pregano e la preghiera permette loro di andare avanti con fiducia, nonostante la disgrazia che ha toccato la loro famiglia e la loro vita.

Anche le lacrime sono preziose agli occhi di Dio

Io credo fermamente che la preghiera cambi il mondo, ma non accetto che la si confonda con una magia, configurando Dio come un supermercato (magari uno di quelli rimasti aperti, anche se vuoti, in questi giorni) che esaudisce il desiderio se la richiesta è stata ben posta. No, la preghiera non fa questo, non segue la legge umana del “do ut des”. La preghiera fa molto di più che guarire dal virus, come un teologo ha scritto qualche giorno fa: aiuta a guarire da ansietà e paure. E permette di guardare alla vita e alla storia, con le sue pieghe e le sue piaghe, con la certezza che tutto, lacrime comprese, sono preziose agli occhi del Padre, che non abbandona ma tutti tiene con sé.

Presentare Dio e la preghiera come il mago al quale recitare la formula per un immediato esaudimento del proprio desiderio non è un buon servizio, né all’uomo, né alla Chiesa, men che meno a Dio.