Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: voler bene è più importante che vincere

La rubrica “Verso l’alt(r)o” offre ogni settimana, ogni venerdì, alcuni spunti di meditazione, preparati per noi da un gruppo di giovani collaboratori dell’Ufficio diocesano Tempi dello spirito. Buona lettura.

Aprile 2019 – Attività con carte da gioco in piccolo gruppo con bambini di 4/5 anni.

Terminato il gioco chiedo a ciascuno di contare le proprie carte.

Chi ne ha 5, chi ne ha 7, Diego esclama 9! Giulio 7, ma mi chiede se possiamo ricontarle assieme. Sveva soddisfatta afferma 8, mentre Ale guarda un po’ lei e un po’ il suo mazzetto di carte. Sta ancora contando 1,2,3,4,5,6… Ale si gira per vedere se lo stavo controllando, mette 3 carte assieme e afferma di averne 8

Sveva lo ammonisce, sono 9.

Ale le risponde: “NO! Sono 8 !”

Decido di non partecipare alla loro discussione, preferisco richiedere a tutti se vogliamo riguardarle e ricontarle assieme.

Alcuni mi consegnano le loro carte per rivedere un’ultima volta e dimostrarmi come sono stati bravi. Forse avran pensato che oramai sanno contare, sono diventati bravi e pronti per diventare dei grandi tra pochi mesi.

A. è l’ultimo a darmi le carte. È riluttante nel consegnarmele. Decido si stare al suo gioco. Le riconto io 1,2,3,4,5,6,7 ne appoggio 3 insieme ed Ale ad alta voce quasi per sovrastarmi dice 8! Io confermo il numero. Ale si gira verso la sua cara amica S. e afferma: “hai visto S.! Proprio come le tue, siamo uguali”.

(Da una conversazione avvenuta tra me e un gruppetto di bimbi con cui stavo facendo attività di psicomotricità, ritrovata risfogliando tra i ricordi)

Ale aveva vinto! Aveva superato tutti con 10 carte. Poteva dimostrare di essere il più bravo ad aver giocato e ne era consapevole.

Eppure no, aveva preferito barare in suo sfavore, affermando di avere 2 carte in meno e non essere il primo.

Questo non lo faceva solo per essere al livello della sua cara amica. Mi piace pensare che voleva dimostrarle che non bisogna sempre vincere. Voleva dimostrarle di volerle bene.

Dimostrarle che a volte non essendo i primi si è più felici perché si è allo stesso livello degli altri.

Mi piace pensare che Ale, sa di essere più bravo degli altri, ma non lo vuole essere. Lui vuole essere come chiunque altro.

Sapeva contare benissimo, di sua spontanea volontà aveva voluto dirmi una piccola bugia, ma che ribaltava l’esito della classe.

Ho deciso di stare al suo gioco, perché mi è parso uno dei migliori insegnamenti potessi ricevere. A. mi ha dimostrato cos’è la generosità.

Capita ancora spesso di stupirmi degli atteggiamenti dei bambini. Col tempo ho notato che questi gesti non sono poi così tanto singolari. Sono meravigliosamente umani e ammirevoli.

Perché raccontare questa cosa, proprio ora?

Per far capire che l’umiltà e la generosità sono innati e i bambini sono i migliori a dimostracelo, ma in particolar modo perché vorrei augurarvi, dopo questa quarantena, di diventare e incontrare più persone generose come Ale nella vostra vita.

Vorrei che ci facessimo ricoprire dall’aurea della generosità che noi bergamaschi abbiamo dimostrato di avere nel mese scorso. Fatevi inondare dalle buone azioni che tutti abbiamo visto. Cogliete le vostre speranze e riabbracciate le amicizie. Assorbite la luminosità del sole di questi giorni, immagazzinatela per trasmettere solarità nei futuri momenti bui.

Cercate la fiducia, che credevate di aver perso. Rovistate nei vostri vecchi scatoloni pieni di ricordi, che avete negli armadi e rivestitevi della fiducia nel prossimo. Perché la fiducia verso l’altro non è che la FEDE stessa. Fede in Dio che si riversa su di noi e su chi ci sta accanto.

Fatevi infine illuminare da questa piccola candela che avete dentro di voi e diffondete fino alla fine questa luce a tutti coloro che vi staranno accanto.