Gratitudine, affetto, calore, commozione. Questi sentimenti hanno scandito la Messa solenne, nei giorni scorsi nella chiesa parrocchiale di Campagnola, quando la comunità ha festeggiato un suo illustre concittadino per il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale. È monsignor Goffredo Zanchi, nato nel quartiere, quando aveva un volto rurale, il 7 dicembre 1946. Dopo l’ordinazione sacerdotale in Cattedrale impartita dall’arcivescovo Clemente Gaddi il 27 giugno 1970, viene inviato studente a Roma (1970-74) dove si laurea in Storia ecclesiastica alla Gregoriana. Tornato in diocesi, è docente di quella materia in Seminario (1974-2019), alla Facoltà Teologica di Milano e all’Istituto superiore di Scienze religiose, dove ancora insegna. È stato inoltre assistente diocesano dell’Associazione guide e scout cattolici italiani (1985-89), coadiutore estivo a Branzi (1970) e collaboratore pastorale a Colognola in città (1987-91) e dal 1991 a Orio al Serio. Ricopre anche la carica di presidente del comitato scientifico della Fondazione Papa Giovanni XXIII. Nel 2007 è stato insignito del titolo di monsignore. Al suo attivo ha numerose pubblicazioni storiche fondamentali, come i contributi al volume «Diocesi di Bergamo», le biografie e diversi studi su Papa Giovanni e fondatori e fondatrice di istituti religiosi bergamaschi.
«Caro don Goffredo — ha detto una parrocchiana a nome dell’intera comunità, nell’indirizzo di saluto —, un filo rosso della memoria ci riporta alla terra, a quel campo dove nelle vacanze estive lavoravi aiutando la tua famiglia a renderlo fertile. Quei semi sparsi erano il preludio di un’altra semina che stava maturando. Hai sempre seguito le vicissitudini di questa comunità, l’hai sempre amata e la tua presenza sempre preziosa». All’omelia, monsignor Zanchi ha parlato di tre «momenti», che ha definito «grandi doni per me». Il primo è il luogo di nascita, ricordando la grande religiosità dei genitori contadini. Il padre pregava anche sulle tombe di coloro che, durante l’ultima guerra, l’avevano arrestato e torturato essendo partigiano. «Per lui era un gesto di carità cristiana e non aveva desiderio di vendetta». Monsignor Zanchi ha poi ricordato il dono della sua vocazione sacerdotale, nata nell’ambiente familiare e parrocchiale. Il secondo momento è il Seminario, dove si prefisse due punti: «Dare maggiore istruzione ai fedeli e proporre una vita cristiana adatta all’uomo contemporaneo».
Il terzo momento sono gli studi di Storia della Chiesa. «Io volevo studiare Dogmatica — ha confidato —, ma il futuro vescovo Amadei mi voleva suo collaboratore e convinse il vescovo a farmi studiare Storia». Gli studi storici gli hanno reso familiarità con i Padri della Chiesa, soprattutto il genio di Sant’Agostino; i Santi, come San Francesco; Papa Giovanni, «che non finiremo mai di conoscere perché dotato di una personalità di una ricchezza incredibile». Infine ha invitato tutti a riscoprire vita e opera dei Santi, perché «sono i frutti più preziosi del Vangelo».