“La triste esperienza del ‘digiuno’ liturgico dello scorso anno ha fatto risaltare la bontà del molto cammino compiuto a partire dal Concilio Vaticano II”.
Lo riporta il messaggio di Papa Francesco, a firma del segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, in occasione della 71ª Settimana liturgica nazionale. L’incontro parte oggi a Cremona, e il Papa ha scritto in questa occasione a mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente del Centro azione liturgica.
Il Papa si è soffermato sul tema “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome… (Mt 18, 20). Comunità, liturgie e territori”. Ha ricordato che “il settimanale radunarsi nel ‘nome del Signore’ è stato duramente intaccato durante la fase più acuta del propagarsi della pandemia”.
“Nuove vie per nutrire la comunione di fede con il Signore e i fratelli”
“Ma l’amore per il Signore e la creatività pastorale hanno spinto pastori e fedeli laici a esperire altre vie per nutrire la comunione di fede e di amore con il Signore e con i fratelli. Hanno alimentato così l’attesa di poter ritornare alla pienezza della celebrazione eucaristica in tranquillità e sicurezza”.
Un’attesa “dura e sofferta”, “illuminata dal mistero della Croce del Signore e feconda di tante opere di cura, di amore fraterno e di servizio alle persone che più hanno sofferto le conseguenze dell’emergenza sanitaria”.
“Rimettere al centro l’assemblea domenicale”
“L’assemblea domenicale viene a ritrovarsi sbilanciata – continua il messaggio – sia per presenze generazionali, sia per disomogeneità culturali, sia per la fatica a trovare un’armonica integrazione nella vita parrocchiale, ad essere veramente culmine di ogni sua attività e fonte del dinamismo missionario per portare il Vangelo della misericordia nelle periferie geografiche ed esistenziali”.
Infine, dal Papa l’auspicio che la Settimana liturgica nazionale “possa individuare e suggerire alcune linee di pastorale liturgica da offrire alle parrocchie”, perché “la domenica, l’assemblea eucaristica, i ministeri, il rito emergano da quella marginalità verso la quale sembrano inesorabilmente precipitare e recuperino centralità nella fede e nella spiritualità dei credenti”.