Pubblichiamo un articolo di don Cristiano Re, direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, in occasione del mese del creato su “Clima e povertà. Altri materiali di approfondimento su questo tema si possono trovare qui.
Perché di solito delle cause generano effetti…
“Clima e povertà… ma cosa c’entra?”. Tanti amici mi hanno rivolto questa domanda quando ho condiviso con loro la mia partecipazione a un dialogo serale durante la scorsa edizione del Festival dell’ambiente a Bergamo.
Capisco che per molti l’accostamento non è immediato, come anche sento che sia emblematico il fatto che ci risulti difficile accostare questi due cruciali aspetti del nostro tema clima e povertà.
Non si tratta di sfumature o di dettagli trascurabili. Tante donne e uomini sono in fuga oggi e nel 2050 potrebbero essere plausibilmente 250 milioni.
Ogni anno sei milioni di profughi climatici
Uomini, donne e bambini che non scappano solo da guerre o persecuzioni o in cerca di una condizione di vita migliore. I profughi climatici non possono più vivere nella terra in cui sono nati e cresciuti a causa dei cambiamenti climatici, perché inondati o diventati un deserto.
Lasciare abitazione e famiglia, forse per sempre, con la speranza di raggiungere un luogo lontano per molti significa scappare per sopravvivere. Si stima che ogni anno siano in crescita di 6 milioni, un numero più alto degli esuli di guerra.
Ad aggravare ulteriormente la situazione c’è il fatto che per loro resta molto lacunoso e confuso uno status giuridico riconosciuto come, ad esempio, per coloro che scappano da conflitti e persecuzioni.
La vita delle persone come bene comune
Certo i tempi affaticati e incerti anche a livello politico che stiamo vivendo non ci aiutano sulla condivisione ed individuazione di ciò che è per noi “bene comune” ed in primis la vita delle persone come bene comune ed in questo il rispetto della nostra casa comune come condizione per vivere.
Prima di andare a vedere quello che fanno o non fanno gli atri, come cattolico, mi interrogo su quanto le nostre comunità, con annessi e connessi, possono dare il loro contributo formativo culturale e fattivo, su queste questioni fortemente interconnesse e che devono tenere assieme attenzione all’uomo e all’ambiente.
L’insegnamento della Chiesa: prendersi cura del Creato
Se partiamo dalle questioni di fondo ci ridiciamo con forza che questa grande e inutile sofferenza umana è contraria alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. Risolvere il problema del cambiamento climatico è un modo per mettere in pratica i principi più fondamentali della nostra fede.
L’insegnamento della Chiesa da tempo ci incoraggia a prenderci cura del Creato e delle persone più a rischio, trovando una soluzione al cambiamento climatico. Papa Giovanni Paolo II, Papa emerito Benedetto XVI e Papa Francesco, hanno parlato tutti dei gas serra e del cambiamento climatico.
Soprattutto l’enciclica “Laudato si” sviluppa questa questione ben connessa con tutto il tema ambientale sempre letto assieme a quello sociale.
Dice Papa Francesco“restando in ascolto del grido della terra e del grido dei poveri, che più soffrono per gli squilibri ecologici”.
Guida per comunità e parrocchie ecologiche
Tra le varie iniziative e proposte che si tenta di vivere e condividere dentro alle nostre comunità, credo sia prezioso segnalare la proposta della GUIDA PER COMUNITÀ E PARROCCHIE ECOLOGICHE. Questa Guida è il risultato del lavoro di traduzione e adattamento da parte di FOCSIV, in collaborazione con Retinopera e l’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI, della “Eco – Parish Guide” prodotta dal Global Catholic Climate Movement(GCCM).
Il testo fornisce suggerimenti pratici per applicare la Laudato Si’ concentrandosi soprattutto su quelle azioni concrete, corrispondenti alle nostre capacità e ai nostri mezzi, che contribuiscono a stabilizzare il clima del nostro pianeta e a prenderci cura di coloro che sono stati danneggiati dal cambiamento climatico.
Ce lo ridiciamo con convinzione che molto si gioca a livello locale, a partire dai nostri comportamenti, dagli stili di vita che adottiamo, singolarmente, nelle famiglie e nelle comunità, nelle parrocchie nei nostri quartieri e nelle nostre città. È importante ritrovarsi uniti e impegnati assieme, oltre i confini, dal livello locale a quello globale, costruendo quella fratellanza universale per la giustizia climatica come ci ricorda in modo accorato Papa Francesco.
Don Cristiano Re