Grumello: la comunità riparte dalle relazioni informali. La grande casa dell’oratorio

Si può ripartire dall’informalità? Assolutamente sì! Anzi, forse è proprio questa una tra le dinamiche più importanti da recuperare dopo mesi di chiusura e distanziamento.

È un percorso che richiede tempo e fiducia, ma iniziando ad aprire le porte si fa già un grande passo nel riacquisire l’informalità tipica del cortile dell’oratorio, dove giovani, adolescenti, adulti e bambini possono non solo condividere degli spazi, ma anche pezzi di quotidianità.

La strada scelta dai volontari dell’oratorio di Grumello è stata proprio questa: investire nel cortile e nel bar per tornare ad accogliere ragazzi, giovani e famiglie. La riapertura, poi, ha dato il via a nuove attività, tra cui l’iniziativa “Abitiamo l’oratorio”.

Recuperare la dinamica dello “stare insieme”

Il nome della proposta dice già molto sull’intento dei volontari che si occupano il bar. Il loro desiderio è quello di rivedere bambini, ragazzi e giovani vivere l’oratorio anche nell’informalità di un pomeriggio passato insieme.

È da qui che è nato tutto come racconta Fulvia Chilese, volontaria dell’oratorio di Grumello da molti anni. “Come comunità abbiamo sentito il bisogno di recuperare la dinamica dello ‘stare insieme’ e riaprire i cancelli dell’oratorio è stato un toccasana.

Durante la pandemia abbiamo scelto di rinnovare il bar per creare uno spazio pensato ad hoc per i giovani e le famiglie. Investire sulle nuove generazioni per noi è stato davvero importante perché ci ha dato la possibilità di tornare ad accogliere tutti e anche di allargare il giro dei volontari”.

Ora ad occuparsi del bar dell’oratorio ci sono anche dei volti nuovi. Le famiglie di Grumello si sono messe in gioco per prendersi cura di questi spazi ed ora desiderano mettersi al servizio dei più piccoli anche con altre attività. I papà e le mamme che si sono uniti al gruppo dei baristi stanno già pensando a dei momenti per tenere vivo l’oratorio sia in settimana che nei weekend.

Abitare l’oratorio per prendersene cura

Oltre all’iniziativa, dietro al titolo della proposta “Abitiamo l’oratorio” c’è molto di più: c’è uno stile, un messaggio educativo e un sentimento di comunità più profondo.

“Abitare l’oratorio significa abitare la propria casa -aggiunge Fulvia-. L’invito è quello di entrare, varcare i cancelli e vivere l’oratorio a pieno. Il senso dell’abitare racchiude in sé la cura, l’accoglienza e la voglia di stare insieme. Se ti invito ad abitare un luogo, ti invito a prendertene cura come se fosse casa tua. Bambini, ragazzi, giovani e famiglie condividono degli spazi che rispettano e, allo stesso tempo, tengono vivi”.

Anche se ogni tanto può sembrare una scommessa, l’informalità è la chiave dell’iniziativa dell’oratorio di Grumello. Il processo richiede molta pazienza, tanto tempo e anche fatica, ma non bisogna spaventarsi o farsi prendere dalla frenesia. Si parte sempre dal primo passo.

“L’informalità è un altro aspetto a cui teniamo molto. Non serve sempre qualcosa di preconfezionato o già pronto per coinvolgere i ragazzi. È bene che sperimentino anche questa dimensione così da essere liberi di esprimersi. Tutto ciò diventa un’opportunità per mettersi all’ascolto di idee nuove e conoscere vissuti diversi. È così che ci si sente veramente accolti e pronti per abitare l’oratorio come se fosse la propria casa”. In questo caso, la parola “ripartenza” prende in prestito il significato del termine “abitare” e l’informalità si rivela un vero e proprio inizio. È accogliendo davvero che si incontra la vita delle persone e, a volte, basta solo condividere un momento semplice come la merenda.