Papa Francesco ad Azione Cattolica: «Combattere la globalizzazione dell’indifferenza»

Vaticano, 3 novembre 2021: udienza generale di Papa Francesco in Aula Paolo VI - foto SIR/Marco Calvarese

“I santi e i beati laici dell’Azione Cattolica sono una ricchezza per la Chiesa”. Lo scrive il Papa, nella lettera – in spagnolo – per i 30 anni del forum dell’Azione Cattolica, diffusa oggi. “La storia non è lineare”, sostiene Francesco: “Nel cammino dell’Azione Cattolica, così come nella stessa Chiesa, ci sono luci e ombre, momenti di profondo disorientamento, di stanchezza, di indifferenza, di timore di essere superati a causa delle esigenze dei tempi nuovi”.

“La grande tentazione nei momenti di crisi o di difficoltà – il monito di Francesco – è di rinserrarsi per conservare quel poco che si ha, sperando, nascondendosi e vivendo di ricordi, nella venuta di tempi migliori”. Una tentazione, questa, che “si trasforma in un modo di essere, di stare al mondo vivendo la realtà in modo irreale”.

“Non dimenticarci di chi siamo e da dove veniamo”

“Per non soccombere a questa tentazione”, secondo il Papa occorre “non dimenticarci di chi siamo e da dove veniamo”, e l’Azione Cattolica “ha la sua origine nel seno stesso della Chiesa cattolica. Non ha alcun fondatore o carisma particolare. La sua finalità è la stessa della Chiesa: l’evangelizzazione. Non assume come proprio nessun altro campo di apostolato particolare, se non la finalità della Chiesa: l’annuncio del Vangelo, a tutti gli uomini e gli ambienti”.

Durante la pandemia, ha fatto notare ancora una volta Francesco, abbiamo scoperto la nostra “vulnerabilità” e il “senso di impotenza”: in un tempo “fortemente marcato dalla globalizzazione, economica e culturale”, l’Azione Cattolica è chiamata a combattere “la globalizzazione dell’indifferenza” promuovendo una Chiesa di comunione, che “non è una idea o un’attività in più, ma l’essenza stessa della vita ecclesiale”.

“L’Azione Cattolica non deve formare il cristiano del futuro, ma accompagnare il processo di fede del cristiano presente, secondo le caratteristiche proprie della tappa in cui si trova”, conclude il Papa: di qui la necessità di “riscoprire di nuovo la passione per l’annuncio del vangelo, unica salvezza possibile in un mondo che altrimenti cadrebbe nella disperazione”, come affermava Paolo VI.